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Grazie Sinner, se vinci e se perdi.

 17 marzo 2024

Quando vince Sinner sono felicissimo per lui, per il suo conto in banca in paradisi fiscali che magari averlo io, e per la bandiera italiana al netto dell'italianità dei nomi di battesimo in famiglia (Jannik, Siglinde, Hanspeter...Vannacci scansate).

Quando perde Sinner sono felicissimo per il carrozzone mediatico dello Star-System che lo pedina per trasformare le sue ascelle in benedizioni da Papa.

Grazie Sinner. Qualsiasi risultato ottieni mi fai felicissimo. Ti auguro col tuo precoce talento emerso in questo triste momento storico di sopravvivere alla sua propaganda mediatica.

#RoadToGOAT

#CaproEspiatorio


Fonti foto

https://www.facebook.com/share/p/2RT547sA4VbPmMUW/ 

https://www.fanpage.it/sport/tennis/sinner-protesta-con-eleganza-disarmante-piovono-applausi-a-indian-wells-puniscimi-ma-non-e-giusto/


Sinner regge gli ombrelli ancora da aspirante numero 2...

 17 marzo 2024

Era il 2014 quando Djokovic mi stregò con questo gesto

Erano gli anni che stavo elaborando teorie sulla pervertitocrazia e lo star-system, e questo evento lo trovai sensazionale.

Un top-player delle élite del tennis, che fa avvicinare il ragazzo del service con l'ombrello, per farlo sedere accanto, scambiare l'ombrello con la sua racchetta, e offrirgli una bibita con un cin-cin.

Forse non tutto mi sembrava perduto, per l'umanità, di fronte allo star-system della pervertitocrazia.

Djokovic dimostrò lì quel suo lato umano carico di ideali che ha dato un valore aggiunto alle sue imprese sportive, e lo ha dimostrato coerentemente e lealmente fino alle prove più coraggiose, come la successiva vicenda pandemica.

Ecco perché considero Djokovic per il tennis ciò che fu un Maradona per il calcio, o un Alì per il pugilato. Sportivi che usano lo sport per raggiungere un obiettivo, un trofeo, un record, ma al di sopra delle loro imprese fanno emergere il loro ideale umano.

Consapevoli che un record sarà sempre superato, ma è lottare per un valore che ti fa passare alla Storia.

Quindi mi fa specie vedere la scenetta all'Indian Wells dieci anni dopo, dove una raccattapalle guarda una telecamera in attesa di consegnare l'ombrello a Sinner.

Sinner ultimamente osannato e riverito ad ogni sospiro dai media italiani, con le scuse più disparate per cui ogni banalità diventa una scusa per metterlo sul piedistallo di valori creati a tavolino, a quale scopo?

Evidentemente perché i valori, quelli reali, quelli combattuti sul campo e fuori dal campo, contro ogni interesse e speculazione finanziaria, i valori come quelli di Novak Djokovic, sono il nemico numero uno da affossare, nascondere e se possibile cancellare almeno mediaticamente.

È davvero in difficoltà lo Star-System se è arrivato al teatrino di questa sera, con un giovane campione che si contende il numero 2 in classifica ATP.

Per farlo diventare il numero uno, sul piano dei valori, se ne dovranno inventare delle belle.




Delitto Pifferi. Trent'anni di alessitimia banalizzati.

 15 marzo 2024

«Io pensavo che il latte nel biberon che le avevo lasciato in casa bastasse». Ha risposto così al pm che la interrogava, Alessia Pifferi, 37 anni, la donna accusata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti nella sua culla la figlia Diana, 18 mesi

https://www.iodonna.it/attualita/costume-e-societa/2023/09/19/diana-pifferi-parole-choc-tribunale-processo-alessia-morta-culla-stenti-sola-sei-giorni/


,,, Elvezio Pirfo, rispondendo all’avvocata Pontenani, ha specificato di non aver “mai pensato di negare che la signora Pifferi avesse un istinto materno”, ma nella 38enne “prevale la dimensione della donna rispetto a quella della madre”.

[...]

Marco Garbarini, psichiatra consulente della difesa, riferisce che la “qualità delle risposte” di Alessia Pifferi è la stessa di “un disco rotto” ed è dell’opinione che quello della 38enne sia un caso di “funzionamento assolutamente menomato” da collocarsi in un “disturbo dello sviluppo intellettivo”. ,,,

https://notizie.virgilio.it/alessia-pifferi-e-i-sintomi-di-alessitimia-nella-perizia-psichiatrica-mostrata-al-processo-di-cosa-si-tratta-1610859


La prima volta che incontrai la parola #alessitimia fu leggendo L'intelligenza emotiva di Daniel Goleman, ed era circa l'anno 2000.

Ma il testo era di metà anni 90. 

Ebbene dopo 30 anni, si è ancora fermi su questo dilemma: è un disturbo, una patologia, una malattia, essere annichiliti davanti al proprio prossimo causandone danno (fino alla morte), o un sintomo, un segnale soggettivo, non esito di disfunzioni psico-fisiche?

Uno starnuto è un sintomo. Un colpo di tosse è un sintomo. Possono esserci per un po' di polvere, oppure per una polmonite. La prima non è una malattia, la seconda sì.

Allora questo delitto lo paragoniamo a un po' di polvere, o a una polmonite?

Personalmente, da quel poco che so di medicina e da quel tanto che mi appassiona la psicologia, vedo due drammi sociali in questo panorama scaturito da un caso di cronaca nera.

Il primo dramma è che l'ambiente medico scientifico ha talmente "banalizzato il male" negli ultimi decenni che chissà se anche la Arendt avrebbe preferito starsene zitta, col senno di poi.

La seconda è che la società è diventata una fucina di zombie emotivi, che chissà se Michael Jackson nel suo Thriller era consapevole che gli avevano commissionato una rappresentazione del futuro, in cui i fan dovevano cominciare a rispecchiarsi, divertendosi. 

Tanto morire di stenti sarebbe diventato banale come uno starnuto per un po' di polvere, che a nulla serve distinguere da quello per una polmonite, agli zombie.