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Vita media: l'imbroglio



Uno dei traguardi più vantati dal progresso moderno, è il prolungamento della vita media.
Se analizziamo però le fasi di cui è costituita la vita, noteremo che c'è tutt'altro di cui vantarsi.

La vita , biologicamente parlando, ha quattro stadi.
L'infanzia. L'adolescenza. L'età matura. La vecchiaia.

Bisogna essere lucidi sulla realtà. Bisogna essere onesti. Il progresso moderno non ha prolungato ogni fase della vita. Non si diventa adolescenti più tardi, anzi. Biologicamente parlando non si diventa neppure maturi più tardi, e di nuovo anzi, l'uomo moderno forse per certi aspetti maturo non lo sta diventando proprio più.
L'unica fase che il progresso ha allungato, è l'ultima: la vecchiaia.


Vita media e vecchiaia


Meglio di nulla? Beh tutto è discutibile. Anche il desiderio di morire prima rispetto a dopo.
Però ora c'è da interrogarsi su un altro aspetto più tangibile.

E’ emerso in ambiente sanitario che l’età di comparsa di malattie croniche si è accorciata. Patologie d'organo che prima comparivano per un fisiologico invecchiamento a 50-60 anni, ora compaiono a 30-40 anni.

Vedi articoli:
"30enni meno sani di quelli di 10 anni fa"

"Si abbassa l'età media dei malati cronici
"Malattie renali: casi raddoppiati"
"Malattia renale cronica nel nostro paese..."
 

E questi sarebbero i miracoli del progresso?

Il paradosso quindi è doppio. Primo, l'uomo moderno si ritrova a vivere quasi più metà della sua vita nella vecchiaia... e lo considera un successo.  Secondo, non solo la vecchiaia è l'unica fase di vita che ha allungato, ma addirittura l'ha anticipata... e lo considera "benessere".

Analizziamo essenzialmente in cosa consistono le varie fasi della vita con un simpatico paragone. 
L'infanzia va dagli 0 ai 12-15 anni. In questa prima fase l'individuo imposta la propria struttura psico-fisica per rendere al meglio le proprie funzioni umane nell'età matura. Potremmo paragonarla all'assemblaggio hardware di un computer.
L'
adolescenza, dai 12-15 ai 20-22 anni, è una breve fase che transita l'individuo da potenzialità immature ad azioni mature. Potremmo paragonarlo all'attivazione del sistema operativo di un computer.
L'
età matura vai dai 20-22 anni ai 45-50 anni. In essa si esplica l'operatività intellettuale e fisica che deve portare a contribuire in modo ottimale al miglioramento della società, per il proseguimento della specie nel suo ambiente. Sempre per restare nel paragone informatico, può corrispondere all'installazione, uso, aggiornamento e miglioramento dei software.  
Infine la vecchiaia. Dai 45-50 anni in poi. In essa progressivamente l'accumulo programmato di errori genetici (microscopico) e l'usura delle strutture anatomiche (macroscopiche) responsabili sia della capacità meditativa che della capacità d'azione, portano più o meno lentamente ma sempre inesorabilmente alla sospensione finale di dette funzioni. Potremmo paragonarlo al nostro PC che a un certo punto brucia la scheda madre, o prende un virus irreparabile, o semplicemente non è più in grado di sostenere l'evoluzione dei software. Per un motivo o per l'altro, ci ritroveremo a dire guarda caso 
che il PC "è morto".

La vecchiaia per definizione biomedica è disconnessione. Quindi progressivo e irreversibile accumulo di deficit. Così è, e così deve essere per una naturale evoluzione della natura. 

Abbiamo quindi messo allo scoperto il ridicolo vanto della modernità di aver anticipato e prolungato questa triste seppur nobile fase della vita, evidenziandone l'aspetto quantitativo.
Approfittiamone per qualche riflessione sull'aspetto qualitativo.

La società moderna ha formato individui che mettono al primo posto la quantità. La qualità è tenuta in considerazione, ma sempre secondariamente. Più o meno consapevolmente. Dalle cose più superficiali alle più profonde. Lo si nota nelle abitudini alimentari, lo si nota nel modo di vestire, lo si nota dalle ambizioni lavorative, nonchè dai modi paradossali in cui "si praticano ma non si vivono" discipline come la religione e lo sport.
Non scendiamo nei complessi circuiti psicosociali alla base di ciò. E' comunque sempre questione di economia. Di imprinting consumistico e istinto finanziario dell'uomo moderno.

L'uomo moderno ha reso con la sua economia perversa (economia basata sulla finanza, ossia la produzione di denaro) la sua stessa vita un ciclo perverso. La giovinezza è diventata un momento della vita in cui "si sogna ma non ci si può realizzare". Questo perchè la persona realizzata non consuma. E' il desiderio ad alimentare il consumo. Il mondo del lavoro offre esempi eclatanti in ogni ambito, dall'università alla fabbrica. Il sistema economico finanziario fa sì che il giovane studi e lavori per continuare a desiderare, e non realizzarsi mai.
A un certo punto però si diventa vecchi. E l'unica cosa in cui ci si riscopre esperti e colmi di esperienza, in questo sistema, è ovviamente ancora desiderare di realizzarsi. Ma mentre da giovani tale desiderio è colmo di energia e speranze, nella vecchiaia tale desiderio è ovviamente colmo solo di frustrazione e depressione. Perchè per naturale evoluzione, ci si riscopre via via più deficitari, deboli, incapaci, e brutti (salvo eccezioni).


Ecco dove nasce l'ossessione del lifting, la corsa a centri estetici e palestre, la ricerca di cure abbellenti ed ogni escamotage per conservare la minima parvenza di giovinezza, in chi ha passato i 40... se non addirittura i 30.

Ecco dove nasce la falsa considerazione della vecchiaia nell'uomo moderno.
Falsa perchè la vecchiaia dovrebbe essere uno straordinario ricordo di 30-40 anni di vita vissuti al massimo nella realizzazione dei propri sogni con il resto della collettività, e in questo ricordo una serena attesa accanto alla propria prole della propria naturale dipartita da questa vita in cui si nasce e si muore gratis.
Invece, a causa di uno stravolgimento esistenziale della gratuità della vita dettato da accordi economici collettivi di stampo finanziario, in barba a millenni di spargimenti di sangue in nome di libertà, uguaglianza, fraternità, nonchè a una società tecnologicamente informatizzata per cui pronta a mettere fine alla parola "lavoro umano", ebbene l'uomo si ritrova a vivere una vita, un'intera vita, da imbrogliato. Con l'incubo di una prole 
in provetta. O in solitudine. In gioventù e in vecchiaia. 

Si salva l'infanzia?
A valutare la qualità dell'acqua e dell'aria con cui la stiamo allevando in nome di questo sistema economico finanziario... giudicate voi.




vecchiaia vita media
Indicatori demografici 2002- 2013



PS. Il sistema economico finanziario basato sul denaro non fa riferimenti a capitalismi nè sconti ai comunismi, neppure passando per le varie forme di socialismo. Il denaro è in primis un imbroglio esistenziale. Qualsiasi forma politica che sostiene l'uso del denaro, legittima l'imbroglio di rappresentare la realtà con altro che non è.
Con tutte le relative mistificazioni nel delegare "l'autorità" alle persone che detengono il denaro (che in epoca post nucleare, rappresenta ciò che un tempo rappresentavano le armi: la forza).
Basterebbe spostare la delega dell'autorità, dalle "persone scelte tra le più forti di tutti" alle "idee scelte tra le migliori di tutti", e nelle comunità umane cesserebbe ogni esigenza di forza-arma-denaro.
Oggi, in epoca informatica del social-net-work, ciò sarebbe possibile. Ma la legge del denaro nelle nostre esistenze imbrogliate, è ancora più forte.