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Miracoli economici al netto + IVA

29 novembre 2016


Un velocissimo sguardo alla cronistoria del principale balzello tributario degli italiani, l'IVA, per fare alcune riflessioni. Guardiamo in cosa consisteva questa imposta fin dalla sua introduzione, e a cosa siamo arrivati:



Dal 1963 al 1973 è variata dal 3,30% al 4%.
Nel 1973, anno di effettiva introduzione della moderna IVA, da un anno all'altro, questa imposta dal 4% è passata al 12%.
In 40 anni dal 12% questa imposta è aumentata al 22%, e ancora è in programma di aumentare.

Ma osserviamo qualcos'altro che è avvenuto in questo arco di tempo che comprende il famosissimo boom economico dell'imminente dopoguerra (ossia quando l'imposta sul lavoro non superava il 4%!). Analizziamo l'andamento della crescita e dei fallimenti dell'economia italiana. In rosso la crescita in blu i fallimenti:


FONTE: http://goofynomics.blogspot.it/2014/08/recessioni-e-fallimenti-in-italia.html


Sarà un caso che l'inversione di tendenza delle curve sia avvenuta proprio in corrispondenza dell'introduzione (1973) della nuova imposta con quel suo famigerato carico fiscale (che si somma ovviamente a tutte le altre)?

Da decenni gli italiani si indignano di tale carico che grava sul loro lavoro. Dall'ultima crisi economica (non basta che la gente arrivi ad ammazzarsi per ritenerla depressione) oltre che indignati sono anche un po' arrabbiati, dal momento che a tutti gli effetti questa è una crisi da mancata immissione di liquidità nell'economia reale per scelta governativa (vedi la sovranità bancaria dell'euro decisa a tavolino), da surplus produttivo e da automazione del lavoro con conseguente disoccupazione, e tutto può essere indicato per superarla tranne che aumentare le imposte come di fatto avviene categoricamente (per la cronaca, l'aumento dell'IVA ordinaria al 25% e di quella agevolata al 13% è slittata dal 2017 al 2018... per non influenzare il voto del prossimo referendum costituzionale).

Fino a quando gli italiani sopporteranno di essere governati da una classe dirigente propensa solo alla burocratizzazione, al clientelismo e al classismo?

Quanto manca per rendersi conto che da ben 40 anni potremmo vivere in una società ideale, dove le macchine sono a servizio dell'uomo, e l'uomo in servizio reciproco dedito ai propri bisogni secondari?

Stiamo camminando sull'orlo di un baratro sociale, esistenziale, ed ambientale. Non possiamo più permetterci di tenere occhi, mente e bocca chiuse. Non possiamo più permetterci di pensare che la cultura sia un mero pezzo di carta che ti permette di guadagnare di più. Non possiamo più permetterci di pensare che  un'opportunità di lavoro giustifiche inquinare l'ambiente. Non possiamo più permetterci di pensare che in nome del lavoro sia sensato sacrificare cose uniche e dal valore incommensurabile quali la propria salute, i propri legami famigliari, e il proprio tempo libero,