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Sulla nostra pelle (Conceria 2.0 in #VenetoValley)



25 maggio 2015


In questo post si vuole offrire una prospettiva generale, nuova e moderna, di visione del lavoro esaminando una particolare situazione territoriale drammatica: la concia della pelle. Settore questo che nel ricco nord-est d'Italia, in particolare nel basso Veneto, ha creato dal dopoguerra ad oggi immense ricchezze finanziarie parallelamente a una autentica distruzione della vita, in senso sia ambientale che sociale.

Questo post vuole essere un'occasione di riflessione sul significato di lavoro, denaro, ricchezza, salute. Sia nel recente passato per comprendere il dramma del presente, che nel presente per programmare un plausibile futuro migliore.


INDICE

1.Un disastro progressivo dal dopoguerra e tutt'ora in corso 

2. Dalla produzione famigliare alla multinazionale: la politica del mercato finanziario

3. Progresso ecosostenibile, Hi-Tech, fab-lab e il nuovo senso dell'economia delle comunità





1.Un disastro progressivo dal dopoguerra 
e tutt'ora in corso 


Questa prima video-testimonianza sotto riporta l'impatto ambientale dell'industria chimica-conciaria che avviene da quasi mezzo secolo in un territorio che riguarda quasi mezzo milioni di abitanti tra le province di Verona, Padova, Vicenza.





Questa seconda video-testimonianza invece è stata rilasciata da un cittadino di quelle terre, appena un mese prima di esser venuto a mancare a seguito di un tumore con cui lottava da due anni.
Dalle sue parole esemplari per impegno civico e morale, si può stimare il peso immane del macigno lasciato in eredità alle presenti e future generazioni derivante dall'industria in queste zone.







2. Dalla produzione famigliare alla multinazionale: 
la politica del mercato finanziario


La disamina di questi fatti, di queste testimonianze, sembra condurre alla solita desolante conclusione: questo è il prezzo del progresso, questo il sacrificio da pagare in cambio del benessere ottenuto nella modernità.
Nulla di più pressapochista e falso. Perchè è scientificamente dimostrato che ad aver allungato la vita media è solamente una vecchiaia più lunga e che la comparsa di malattie croniche (tipiche della vecchiaia) compaiono sempre più precocemente ben prima della vecchiaia (Vedi Vita media: l'imbroglio).

Questa scempio ambientale, questo disastro socio-sanitario, è la conseguenza di leggi del mercato finanziario: quelle che stanno trasformando piano piano tutti i lavori (compresi quelli artigianali come la concia delle pelli) in business multinazionale.

Il mercato finanziario nasce trecento anni fa con il colonialismo europeo intercontinentale e i vari tentativi di ottenere la sovranità monetaria da parte del popolo verso i regimi aristocratici (la stessa sovranità che una ristrettissima parte del popolo -le banche- stanno tentando oggi di ottenere verso la più larga parte della popolazione proprio per restaurare un potere oligarchico totalitario).
Tuttavia il mercato finanziario è maturato nel secondo dopoguerra quando il capitalismo degli Stati Uniti D'America ha incontrato il comunismo dell'ex-URSS, appena dopo l'assemblaggio globale di armi di distruzione di massa (bomba atomica e affini). Quando cioè il denaro si è ritrovato ad essere usato al posto delle armi (divenute troppo pericolose) per ottenere i monopoli di mercato.
Il mercato finanziario (indistintamente capitalista o comunista) ossia la produzione di denaro al di là della corrispondenza in beni materiali prodotti (PIL) è quindi piano piano finito in mano a una ristretta classe di intermediari finanziari (in origine "i mediatori") divenuta così potente dal dopoguerra ad oggi da acquistare banche centrali nazionali, e ottenendo da lì il controllo politico dell'economia mondiale.
Questa ristretta classe elitaria oggi è evoluta nelle cosiddette multinazionali.

Ogni realtà lavorativa in Occidente ha inesorabilmente risentito di questa trasformazione. Anche il settore tessile-conciario in Veneto. Da tante piccole realtà artigianali che eseguono lavorazioni con metodiche tradizionali e materie prime naturali, i primi gruppi conciari che nel dopoguerra hanno ambito a maggiori profitti finanziari usando il lavoro per "produrre denaro dal denaro" (finanza) hanno investito nelle tecnologie sempre più avanzate che richiedevano sempre meno manodopera e materiali sintetici sempre più sofisticati e per questo inevitabilmente più critici per impatto ambientale e sanitario.    
Questo lo ha permesso il mercato finanziario con le sue leggi. Dove il senso civico, l'etica produttiva, l'uso delle risorse e la distribuzione dei prodotti, ossia ogni presupposto per una sana produzione e consumo di beni collettivo (politica economica in senso vero e proprio) sono divenuti secondari al principale obiettivo: produrre denaro con la speculazione finanziaria.  
La politica economica finanziaria prevede allora che il profitto sia il fine e il lavoro sia il mezzo. E ogni violazione di diritti, ogni contaminazione ambientale, ogni discriminazione sociale sono giustificate se raggiungono il fine "profitto".

E' il mercato finanziario che ha permesso la nascita di gruppi industriali multinazionali anche nel campo della concia. E' la politica del mercato finanziario che ha consentito per decenni un inquinamento mastodontico dell'ambiente. E' il profitto finanziario che ha convinto anche migliaia di lavoratori dipendenti che è legittimo e persino sacrosanto lavorare in cambio di denaro, al di là di qualsiasi impatto sull'ambiente e sulla qualità di vita, persino sulla salute.




Eppure sarebbe potuto andare in modo diverso. Lo potrebbe anche oggi se la collettività prendesse coscienza di un fenomeno nuovo accanto ai veri valori della tradizione lavorativa. In ogni settore.
Ma perchè cambi la coscienza collettiva, occorre che ogni cittadino si impegni a cambiare la propria, e si impegni con propria personale responsabilità "a metterci la faccia" nel comunicare al prossimo le nuove prospettive possibili, ovviamente da continuare a migliore con il contributo sempre più di tutti a mano a mano che una nuova coscienza cresce collettivamente.




3. Progresso ecosostenibile, 
Hi-Tech, fab-lab 
e il nuovo senso dell'economia delle comunità


Qual'è il valore della tradizione di cui bisogna prendere coscienza? 
Innanzitutto che una concia delle pelli, e dei tessuti in genere, può essere fatta in maniera assolutamente ecocompatibile ed ecosostenibile. Da sempre. Usando materie e processi naturali senza impatto alcuno per ambiente e lavoratori.
Esistono pratiche di concia naturale come quella al vegetale. Perchè non sono state scelte dal mondo produttivo al posto di quelle sintetiche evitando drammi catastrofici?
Un motivo c'è. Prepariamoci tra poco ad analizzarlo.

Fonte Wikipedia (20.05.2015) "concia"



Qual'è invece il fenomeno nuovo di cui occorre prendere coscienza?
Ebbene si tratta di rendersi conto che ogni innovazione tecnologica che permette all'uomo di lavorare meno è un'opportunità dal valore inestimabile che gli consente di avere più tempo a disposizione da dedicare alla cura di sè e delle persone che ama, della sua famiglia, e in senso lato alla cura di tutta la sua comunità.
Ma questo ovviamente avviene se e solo se l'innovazione tecnologica è svincolata dalla finanza. Altrimenti risulta non una risorsa ma una minaccia per la salute, a breve termine per il lavoratore e a lungo termine per l'intera collettività (business men compresi).
Applicare la tecnologia in tal senso è sempre stato potenzialmente possibile, ma non si è mai verificato poichè le soluzioni innovative adottate fino ad oggi sono sempre state quelle che appunto portano maggior profitto finanziario di pochi e non al benessere collettivo.

Facciamo allora un esempio conciario che fa emergere una enorme perplessità. L'introduzione del cromo trivalente per rendere le pelle imputrescibile è stata un'operazione di successo in quanto lavorazione semplice, rapida, flessibile, ed economica.
Cosa significa dal punti di vista pratico?
Di successo si intende ovviamente finanziariamente (economicità = minimo invenstimento finanziario)  e ciò ha giustificato l'esposizione di ambiente, lavoratori e consumatori a questo metallo pesante dall'impatto ecologico e sanitario incalcolabile, trascurando addirittura il fatto che, se lasciato libero nell'ambiente dove smaltito, è praticamente impossibile da monitorare nel suo stato di ossidazione (da trivalente a esavalente -la forma ritenuta più tossica-). 
Ma se esistesse ipoteticamente un metodo a impatto zero altrettanto semplice, economico, flessibile, ma meno rapido per ottenere l'imputrescibilità, in base alle leggi della finanza si sarebbe scelto comunque il cromo. Perchè un processo più lungo richiede maggiori spese di manodopera e conduzione dell'impianto.
Lo stesso ragionamento vale per tutti gli altri aspetti tecnici del caso (flessibilità, rapidità, semplicità...). E' la convenienza finanziaria a far scegliere un processo produttivo. Non la sua qualità etica ed ecologica.
Tutto ruota attorno alla convenienza finanziaria.
In età contemporanea questo meccanismo ha creato persino una situazione estrema agghiacciante. L'inquinamento stesso è divenuto business finanziario per di più legalizzato. Se inquinare infatti era conveniente a monte per il settore industriale (bypassando costi di filtraggio e depurazione o legale smaltimento) oggi, dopo il decreto "Destinazione Italia" (dicembre 2014), per la prima volta si profila legalmente la possibilità di essere finanziati per bonificare dove si è inquinato. Inquinare conviene finanziariamente due volte.




Ma la cosa più sorprendente è un'altra. Perchè è richiesta dal mercato una pelle imputrescibile? Ovviamente perchè dura di più. Questo è un valore aggiunto. Valore aggiunto significa maggior qualità, quindi maggior prezzo. Ossia maggior profitto finanziario. 
Il produttore quindi brama a processi che rendono più sofisticata la propria offerta in termini di performance, perchè ne ricava maggior profitto.
Ma la domanda  di una pelle più duratura non la crea ovviamente l'offerente (contro il proprio interesse) ma il consumatore convinto di spendere meno sul lungo periodo.
Supponiamo quindi che ci siano due consumatori a) e b):
a- Acquista un manufatto in pelle lavorato con sostanze tossiche. Deteriorabilità 10 anni. Prezzo 100.
b- Acquista lo stesso manufatto lavorato a impatto zero. Deteriorabilità 1 anno. Prezzo 20. 
Dopo dieci anni, il consumatore a) avrà speso 100. Il consumatore b) avrà speso 200. Quindi a) ha risparmiato 100 rispetto al consumatore b). 
Finanziariamente parlando la scelta di b) è fallimentare, mentre quella di a) è di successo
Dopo 5 anni infatti il consumatore a) si ritrova una lapide con scritto "morto intossicato con successo". Mentre b) è ancora vivo e dopotutto, essendosi acquistato ogni anno un manufatto nuovo, di forma e colore diverso, non è poi così fallito se ha saputo dare un significato diverso al valore aggiunto.




Questo è solo un esempio pratico per comprendere come le scelte di uso e consumo (fruizione) dell'esistenza siano state drogate oltre ogni limite dal senso finanziario che diamo all'esistenza.
E il cittadino medio, ricco imprenditore o povero operaio che sia (siamo tutti consumatori) è immerso in una logica consumistica pervertita.
Nessuno più si interroga in tutto l'Occidente, nel 2015, se e quanto le cose di cui fruisce gli sono tossiche. Anche dando per scontato che lo siano tutte, non importa a nessuno. Quello che conta è il risparmio, la convenienza, il successo, e non fallire.

Tutto questa bolgia di concetti e motivi esistenziali ruota esclusivamente attorno al denaro. Un valore fittizio della realtà. E basta questo a provare che è stato un atto di schizofrenia esserci auto-assegnati l'appellativo di specie sapiens sapiens.

Produrre in modo eco-compatibile ed eco-sostenibile quindi non è possibile in una economia della finanza il cui scopo (creare denaro da denaro) è raggiunto stabilendo valore aggiunto illusorio al fine speculativo (forbice di prezzi tra alta e bassa qualità). Ovviamente al fine di instaurare una piramide di pochi ricchi al vertice con enorme potere finanziario, sopra una base di una massa di consumatori con scarsissimo potere finanziario.
Il senso del denaro infatti risiede nel suo valore relativo: se tutti avessimo la stessa quantità di denaro, fosse 1 o fosse 1 milione, nulla cambierebbe: è come se nessuno ne avesse perchè possederlo in tal caso perderebbe significato.
Il denaro ha senso di esistere se c'è chi ne possiede molto e chi ne possiede poco. E' infatti stato introdotto quando le merci tra i popoli non erano distribuite equamente ed era quasi nulla la loro capacità tecnologica di produzione globale. Se tutte le merci del Pianeta fossero producibili nella stessa quantità e qualità in tutto il Pianeta, in base alle esigenze dell'individuo, i popoli non avrebbero più bisogno di compravendite, e quindi del denaro. Non ci sarebbe neppure allora alcun movente per inquinare.



Ma...non è forse questa la potenzialità tecnologica del XXI secolo? Siamo capaci di navigare sullo Spazio, di produrre energia pulite e rinnovabili in modo illimitato sfruttando le leggi naturali dell'elettromagnetismo, di annullare spazi e tempi nella velocità della comunicazione... 


Ma allora cosa aspettiamo a riorganizzare la società globalmente, creando delle comunità in grado di produrre la massima qualità di ogni prodotto di cui vogliamo fruire, facendo lavorare la tecnologia in modo ecocompatibile ed ecosostenibile, cooperando per la produzione e la condivisione dei frutti di una terra, di un'acqua e di un'aria diritto di tutti in quanto non appartengono a nessuno? 
Questo è possibile solo laddove i cittadini sceglieranno di organizzarsi in senso comunitario. E' possibile innescando un'economia dove con la cooperazione di tutte le competenze (maturate per vocazione, non per compravendita di attestati) senza alcuna finalità speculativa, si iniziano ad organizzare laboratori di ideazione, produzione, distribuzione (fab-lab) dei prodotti necessari all'esistenza per il raggiungimento di una felicità materiale e spirituale. Individuale e collettiva.

Potrebbe essere un'opportunità straordinaria il settore manifatturiero conciario e tessile in Veneto, per cominciare a muoversi in questa direzione.
La creazione di laboratori nei tanti capannoni vuoti delle sempre più desolate zone artigianali e industriali, per creare moderna strumentazione (magari con la stampa 3D) adatta all'allestimento di coloranti e sostanze naturali necessari alla lavorazione di pelli e tessuti.
Inserendo anche un ciclo di produzione primaria delle materie prime nelle nostre campagne (sempre più deteriorate da monocolture multinazionali)  nonchè un ciclo virtuoso di recupero e riciclo degli stessi materiali e sostanze usate.




Potrebbe essere tutto realizzabile da domani stesso, se non fossimo esistenzialmente vincolati all'economia della disparità finanziaria. Ma purtroppo siamo dentro questo circuito infernale. L'incapacità mentale di pensare a una ridistribuzione del reddito.
L'incapacità di credere che non potrebbero esserci più ricchi e poveri di denaro, ma solo ricchi dei doni dell'esistenza: tutti. 
Ciò sarebbe possibile iniziarlo domani stesso con il reddito di cittadinanza. Una prima progressiva forma di ridistribuzione del reddito. Ma non lo concepiamo. Non lo accettiamo. Perchè troviamo giusto solo lavorare per avere in cambio denaro. Anche a costo di avvelenarci (ormai con qualsiasi tipo di lavoro facciamo).

Dobbiamo cominciare a pensare di produrre non più per compravendere, ma per fruire. 
Siate pronti a farlo. Perchè l'alternativa è davvero terrificante da quanto tossica è.









FONTI E LINK UTILI:

http://it.wikipedia.org/wiki/Concia

http://www.pellealvegetale.it/pelle-al-vegetale/

http://www.mastrotto.com/it/tanning-process/

http://it.silvateam.com/Prodotti-e-Servizi/Industrial-Processing/Tessile/Coloranti-naturali

www.incaweb.org/green/n0025/pdf/Green25-Faraone.pdf

http://faidatemania.pianetadonna.it/come-realizzare-dei-coloranti-naturali-per-tessuti-229057.html