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Cinque regole per affossare un popolo usando un raffreddore

27 ottobre 2020 

1- Far usare indiscriminatamente mascherine e disinfettanti a tutti finché non si intossicano e siano vulnerabili a un raffreddore

2- Far identificare i positivi asintomatici di un raffreddore negli ospedali ostacolando le cure per patologie gravi

3- Far trattare i positivi a un raffreddore con farmaci di ogni specie finché non si ammalano di malattie gravi (meglio ancora se dopo averli terrorizzati improvvisano di auto-curarsi con farmaci da banco immunosoppressori come antinfiammatori e antipiretici)

4- Far intasare le terapie intensive di malati gravi positivi e lasciare fuori quelli negativi finché non diventano positivi, così ogni terapia intensiva sarà occupata "per colpa del raffreddore".

5- Dare la colpa al raffreddore per qualsiasi morto.




Quote latte, Xylella e Coronavirus. Il collaudo perfetto.

 18 ottobre 2020

La gestione politico-economica della covid19 sembra attuata con mezzi e scopi identici a quelli della Xylella qualche anno fa e delle quote latte qualche decennio fa. Stratagemma collaudato per distruggere certo settore agroalimentare italiano nel passato. Ora tocca al turismo italiano, patrimonio senza paragoni. Sempre tutte realtà rette da piccole-medie imprese famigliari messe in ginocchio per aprire le porte alle multinazionali straniere pronte al loro rimpiazzo. 

E' successo con l'olio extravergine di oliva che è un alimento principe nella dieta mediterranea e di cui l'Italia era produttore d'eccellenza, oggi sdoganato dall'olio prodotto nel Nord-Africa (dopo le primavere arabe) e infiltrato come "prodotto in Unione Europea". Una farsa-epidemia di parassiti degli olivi che davvero sembra la brutta copia di quanto sta avvenendo oggi con un virus del raffreddore. 

Ma stesso meccanismo anche con le quote latte: taroccamento del livello di produzione imposto di latte per far chiudere decine di migliaia di allevamenti famigliari nell'arco di un decennio e favorire l'entrata a prezzi stracciati di latte straniero  fresco o lavorato (prodotto in Nord ed Est Europa), o per la conversione in pochi allevamenti intensivi direttamente o indirettamente vincolati a capitali stranieri del settore mangimistico e farmacologico.

Infatti un grande denominatore comune tra latte, Xylella e Coronavirus è il farmaco.
Perché il prodotto d'allevamento intensivo ha come residuo da una parte quantità imponenti di pesticidi usati in agricoltura per la resa intensiva di alimento per animali, e dall'altra trattamenti farmacologici per potenziare la produzione (trattamenti ormonali e antibiotico-auxinici) e far fronte al deperimento animale iper-stressato da iper-produzione (trattamenti antibiotici, antinfiammatori, e vaccini). 

Nel caso della Xylella la situazione è simile ma ancora più sofisticata, perché si è condotta da una parte una lotta fitosanitaria chimica spietata a un parassita ambientale (da sempre contenuto con prodotti naturali innocui), e dall'altra l'eradicazione di olivi sani autoctoni per sostituirli con olivi OGM (geneticamente modificati) garanzia solo di profitto multinazionale sul breve-medio-lungo periodo. 

Quindi in un colpo due comparti italiani del settore alimentare distrutti, smantellati e riconvertiti a una impestata produzione intensiva di due alimenti cardine della dieta occidentale di centinaia di milioni di persone. 

Ora, a causa di una pandemia di covid-19 simulata dai governi di tutto il mondo da molto prima che scoppiasse, interi popoli dell'Europa mediterranea sono stati bombardati di sostanze chimiche (tra disinfettanti e farmaci più o meno sperimentali) e stress psicofisici (tra mascherine, segregazioni, distanziamenti). Come bovini da latte padani e olivi salentini. A causa della covid-19 si son visti perfino in qualche provincia isolata della Pianura Padana (impestata da inceneritori e piani vaccinali massicci) decine, centinaia di ammalati sradicati dagli ospedali per esser cremati dopo esser stati trattati in modo errato, alla stregua proprio di migliaia di olivi pugliesi sanissimi, incolpati di essere vicini a un olivo compromesso da trattamenti o semplicemente dall'età... ma "con la Xylella" (anticipazione del "con coronavirus", così come l'operazione mediatica della "xylella-batterio killer" alla stregua del "coronavirus-nemico invisibile").

Fatto è che ora a causa della positività a un raffreddore, guarda caso in tutti i soliti paesi del mediterraneo martoriati da troike e austerity (Spagna, Portogallo, Italia, Grecia) il settore della ristorazione, alberghiero e dell'intrattenimento (hotel, discoteche, ristoranti, pub, bar) ovvero tutto ciò che permea attorno al turismo, è stato immobilizzato in attesa di fallimento. Come con le anestesie prima dell'eutanasia (per non dire che se si esagera con l'anestesia si muore anche senza eutanasia).

E noi qui milioni di persone teledipendenti tutte fiere in mascherina, perché fa sentire magari un po' infermieri e dottori protagonisti di famose saghe televisive trash-sanitarie. Pazzesco. Come se non bastasse la follia di esser convinti di alimentarci tutti i sacrosanti giorni di latte e olio privi di residui tossici.




Ottobre 2020. Geoingegneria a misura di pandemia

 12 ottobre 2020

In questi ultimi anni le temperature estive hanno retto fino a fine settembre. Surriscaldamento globale? Forse concorrono anche le coltri metalloidi da #cloudseeding che in sinergia con le microonde del sistema #HAARP possono creare un vero e proprio effetto serra globale e mirato.
Se così è, in linea di principio basta interrompere il fenomeno (continuando a irrorare magari solo vapore acqueo per non far perdere il carico d'acqua in atmosfera necessario per i successivi cataclismi) e di colpo si precipita in temperature invernali.

Ecco quest'anno, primo autunno pandemico covid19, a quanto pare è necessario che il tipico boom di sindromi parainfluenzali dati dal freddo autunnale (non a caso si chiamano "raffreddori", alla faccia dei virus) sia posticipato.

Quest'anno le temperature estive si stanno protraendo fino a metà ottobre. A quanto pare bisogna insistere ancora un bel po' a rigirare tamponi ben in fondo per naso e gola per compromettere per bene le mucose, che poi prendere le misure e coordinare scuole, eserciti e terapie intensive al primo starnuto col sangue non è tanto semplice.
E poi c'è Halloween. E le elezioni USA. Magari qualcuno ai piani alti governativi internazionali ha intenzione di sincronizzare le atmosfere...in tutti i sensi?

Dicono che non sia ancora lockdown tutto questo. Allora forse è solo countdown.

#PerAmorDelCielo

http://www.meteogo.it/RECORD_GRAFICI_del_mese.html
http://www.meteogo.it/RECORD_GRAFICI_del_mese.html 




Covid19. Test rapidi, test salivari, e talismani Do Nascimiento.

 11 ottobre 2020


Leggo la circolare del Ministero della Salute del 29 settembre 2020 "Uso dei test antigenici rapidi per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, con particolare riguardo al contesto scolastico", e avverto la sensazione di leggere il libretto di garanzia di una campagna di televendite alla Vanna Marchi. Vi spiego perché citando e commentando la fonte.


1. Test molecolare (tramite tampone naso-faringeo).
Identifica RNA virus. Esito in 2-6 ore dall'arrivo del campione al laboratorio specializzato. Viene definito nella circolare il più affidabile per identificare il sars-cov2. Ma si intende il più affidabile tra i tre citati? O c'è un criterio? Che specificità e sensibilità propri ha? A quanto pare zero visto che non si cita alcun numero in merito. E ciò non stupisce visto che il sars-cov2 è estremamente variabile come ogni coronavirus e ogni altro virus che causa sindrome parainfluenzale (raffreddore). Nessuno mai ha monitorato l'epidemiologia dei raffreddori nella Storia della Medicina con un test perché è assolutamente inattendibile proporre un test per monitorare questi virus: non certo perché non ci sono mai state loro pandemie visto che si verificano ogni anno probabilmente da 1 milione di anni.

2. Test antigenico o "test rapidi" (tramite tampone naso-faringeo).
Identifica antigeni del virus. Esito in 15 minuti ma sensibilità e specificità, si cita testuale, "sembra essere inferiore" a quello molecolare. Ma a parte che ciò significherebbe dunque inferiore a zero... cosa intende "sembra"? Specificità e sensibilità sono un numero in percentuale ben preciso quando si standardizza un test: qual è questa percentuale? Cosa significa "sembra"? Sono in maschera pure i dati..."sembra".

3. Test salivari molecolari e antigenici. 
Identifica sia RNA che antigeni tramite test della saliva. Non si prestano bene per le "apparecchiature di laboratorio altamente automatizzate" che pescano su elevate quantità di campione ed essendo la saliva una matrice a densità variabile. 

Alla luce di ciò, da comuni cittadini si appura innanzitutto che la confusione mediatica tra termini "test salivari" e "test rapidi" è sconcertante, facendoli passare come sinonimi. Mentre i test rapidi nulla hanno a che fare con la saliva ma sono a tutti gli effetti tamponi naso-faringei invasivi con tutto ciò che ne consegue e di cui si ha testimonianza sempre più diretta. Tanto che ormai bisognerebbe valutare se i traumi causati da campionatura ipercronica con l'invasione delle vie superiori respiratorie e digerenti tramite tampone superano di gran lunga quelli di una comune infezione parainfluenzale, e ne creano se mai predisposizione o complicazione.
Ma poi la preparazione clinica dei medici oggi riuscirebbe a distinguere un danno da trauma da un danno infettivo?

La cosa invece più folcloristica della circolare è analizzare due passaggi, uno al punto 2:
,,Ciò comporta la possibilità di risultati falso-negativi in presenza di bassa carica virale, oltre alla necessità di confermare i risultati positivi mediante un tampone molecolare,,
E poi al punto 3:
"Inoltre, per quanto riguarda i test antigenici [salivari], la sensibilità del test è simile a quella dei test antigenici rapidi solo nel caso in cui il test venga effettuato in laboratorio, quindi, a meno che non si attivino unità di laboratorio presso i punti dove viene effettuato il prelievo, difficilmente è utilizzabile in contesti di screening rapido.,, 

Quindi l'attendibilità dei due tipi di test antigenici (tampone e salivare) è simile e necessitano entrambi di un laboratorio per la conferma degli esiti: qual è allora la differenza tecnica e pratica di scegliere uno o l'altro?
Se si monitora con il "test rapido" si deve fare un tampone per monitorare ciò che per definizione (e lo ammette la circolare stessa) è indefinito e un ulteriore tampone per confermarlo (test molecolare). Quindi due tamponi in caso di "sospetto".
Se si monitora con test salivare non si fa alcun tampone! perché si tratta di mandare solo i casi clinicamente sospetti a un laboratorio specializzato che campioni solo il loro campione. 

Questa differenza fa emergere tutto il paradosso della conduzione politico-scientifica di questa famigerata pandemia.
Perché c'è da una parte una classe medica che viene "per partito preso" (in tutti i sensi) considerata incapace di distinguere sul campo sintomi in una persona mediamente sana riconducibili a comune sindrome influenzale-parainfluenzale o a qualcosa di più atipico e grave, mettendola pure nelle condizioni di non visitare tra segregazioni e isolamenti a prescindere.
E dall'altra una classe politica che induce la classe medica a tamponare a prescindere in modo ripetitivo con tutto il danno cronico anatomico e di conseguenza fisiopatologico che ne consegue. Cui si sommano gli accanimenti di interventi sanitari fisico-chimici a prescindere (travestimento assiduo e ossessivo ad alto impatto socio-psico-fisico con presidi igienici come mascherine e guanti; disinfezione massiccia di corpo e ambiente con tutto il disastro fisio-ecologico che ne consegue). 

Ed è talmente paradossale la situazione che in conclusione perfino la circolare ammette:

<< Posto che l’intervallo di tempo utile per ottenere i risultati dei test molecolari risulta più ampio, si ritiene che l’utilizzo di tali test antigenici rapidi sia in grado di assicurare una diagnosi accelerata di casi di COVID-19, consentendo una tempestiva diagnosi differenziale nei casi sospetti tra sindrome influenzale e malattia da SARS-CoV2. >>

Si insiste cioè a concentrarsi su una diagnosi differenziale di laboratorio evidentemente più "mascherabile" di una diagnosi differenziale clinica visto che la responsabilità civile e penale ricade su una macchina piuttosto che su una persona. Ribadendo che la via d'elezione per monitorare il "nemico invisibile" è l'indagine invasiva di vie respiratorie e digerenti (organi vitali) in massa di milioni di persone quotidianamente. 

Fa riflettere infine in questo panorama una "reazione collaterale" di un addetto ai lavori in prima linea, il viceministro medico Sileri, che in questi giorni si legge affermare:
<< Secondo me c’è troppa burocrazia nel Comitato tecnico scientifico”, aggiungendo: “Non si possono aspettare otto ore per i tamponi”. Sileri aveva rilanciato anche la necessità di utilizzare i test salivari. "Ma il Ministero della Salute - è la replica che arriva dal Cts - nella circolare del 29 settembre sull’introduzione dei tamponi antigeni i nelle scuole ha specificato che i test salivari non sono attendibili" >>. Fonte huffingtonpost.it/

Forse qualcuno non fa sonni tranquilli di notte. Forse in giro nell'ambiente medico il giuramento di Ippocrate comincia a diventare un tormento notturno. Chissà se i sempre più agitati esperti tecnici di guerra bio-economica imporranno prossimamente alla classe medica la mascherina anche di notte per proteggerla da certi "ideali etici invisibili".


Vaccini influenzali che proteggono e mascherine che immunizzano. Abbagli da farsascienza.

01 ottobre 2020

Si è abituati ormai dopo nove mesi a sentire nell'arco di un solo giorno notizie main-stream sempre più paradossali sulla pandemia. Quando però si tira in ballo la ricerca scientifica il paradosso diventa qualcosa di allarmante.


E' un centro di ricerca privato con competenze in cardiologia a stupirci questa volta. Lo studio mette in luce una correlazione tra tasso di vaccinati anti-influenza e sindrome covid 19



Vediamo però in cosa consistono i contenuti delle analisi, ricavate da dati ISTAT e della Protezione Civile (dati covid-19) e del Ministero della Salute (prevalenza vaccinale).

In 2.2 Definizioni degli esiti e predizioni si riporta:
- "i dati sono stati raccolti tra il 10 marzo 2020 e il 2 giugno 2020; ovvero il periodo corrispondente al blocco nazionale imposto dal governo italiano".
- "il numero di casi è stato diviso per il numero totale di soggetti residenti nelle regioni al 1 ° gennaio 2019, quindi moltiplicato per 100.000. Tutti i risultati si riferiscono all'intera popolazione italiana".

Già queste sono premesse per identificare in questo studio calcoli e stime statistiche "normalizzando" dati raccolti in un determinato periodo storico a una popolazione locale di altro periodo storico. Ma non sono le sole premesse.

In 2.3 Copertura vaccinale antinfluenzale si legge:
- "poiché i dati sui tassi di copertura della vaccinazione antinfluenzale regionale per la stagione 2019-2020 non erano ancora disponibili, ai fini di questa analisi ecologica, questi dati sono stati estrapolati da un'equazione di regressione lineare considerando la tendenza regionale del tasso di copertura della vaccinazione antinfluenzale negli ultimi cinque anni (stagioni dal 2014-2015 al 2018-2019)".

Quindi estrapolazioni (calcoli) e stime tra dati completamente svincolati dal punto di vista non solo temporale ma anche clinico, i cui esiti possono avere valenza a puro scopo statistico, senza rispecchiare la realtà di fatto che si vuole dimostrare rivelabile invece solo ed esclusivamente incrociando i dati di quanti sono stati classificati come pazienti covid-19 (tra tamponi, sintomi, ricoveri e decessi) e la loro effettiva, contingente, copertura vaccinale.
Ovvero con l'incrocio di due semplici dati rintracciabili istantaneamente per ogni categoria in esame.


Lo studio prosegue con un elenco di sette cosiddetti "confondenti", ossia variabili casuali che possono "confondere" le associazioni tra questi due fenomeni (vaccini anti-influenza e covid19) ma non mi soffermo perché in scienza e coscienza personalmente li ritengo imbarazzanti per lo scopo dello studio.

Si mostrano quindi i risultati di queste stime statistiche di cinque situazioni:

a) Tasso di copertura vaccinale anti-influenza. 
Come da premesse, in 21 regioni e provincie autonome di Trento-Bolzano si sono estrapolati dati dalle campagne vaccinali per gli over-65 del quinquennio 2014-2019. Significa percentuale di vaccinati in cinque anni precedenti all'epoca covid normalizzate su 100 mila abitanti (ovvero nessun numero assoluto di vaccinati per quel periodo in un preciso luogo, ma un "tasso" spalmato sia in senso temporale che spaziale per esigenze statistiche). 

b) Sieroprevalenza di sars-cov2. 
Significa la positività di anticorpi nel sangue al virus in esame tra marzo e giugno 2020. Si riportano numero di casi su 100 mila abitanti. Dato questo estremamente variabile perfino nel breve periodo.

c) Pazienti ospedalizzati con i sintomi sars-cov2. Numero di casi su 100 mila abitanti tra marzo-giugno 2020. Non si specifica in base a quali criteri sono stati attribuiti tali sintomi al sars-cov2 e non ad altri virus, dal momento che sono sintomi sovrapponibili ad altri quadri simil-influenzali.

d) Pazienti ospedalizzati in terapia intensiva sars-cov2. Numero di casi su 100 mila abitanti tra marzo-giugno 2020. Non si specifica in base a quale criterio sono pazienti con sars-cov2, dal momento che non esiste neppure una PCR standardizzata specifica per questo virus. 

e) Numero di morti attribuiti a sars-cov2. Numero di casi su 100 mila abitanti tra marzo-giugno 2020. Non si specifica in base a quali criteri sono stati attribuiti al sars-cov2, dal momento che non sono rinvenute neppure conferme da esami autoptici.

Insomma è uno studio dal mio personale punto di vista che fa emergere una correlazione fittizia tra dati fittizi.
I dati fittizi sono esito di riscontri sistematicamente privi di attendibilità scientifica stabiliti sulla carta per iniziativa puramente politica come facilmente osservabile analizzando i dati ufficiali.
La correlazione fittizia invece è il confronto di stime di una profilassi vaccinale e un quadro clinico di sindrome para-influenzale completamente slegati tra loro sul piano temporale e spaziale. 

Facciamo un esempio pratico ipotetico per comprenderci meglio.
Regione A: 10 milioni abitanti; 10 mila casi di malattia nel 2020 (1 caso su mille); 10% popolazione vaccinata tra il 2014-2019 (1 milione di abitanti vaccinati).
Regione B: 1 milione di abitanti; 10 casi di malattia nel 2020 (1 caso su 100 mila); 50% popolazione vaccinata tra 2014-2019 (mezzo milione di abitanti vaccinati).

A colpo d'occhio viene da dedurre che dove meno si è vaccinato (che è diverso dal numero assoluto come si nota anche nell'esempio) più è emersa la malattia. Se però si va ad analizzare la realtà e si rinvenisse che l'80% di quei vaccinati risiede nelle provincie dove si è riscontrato l'80% dei malati, la deduzione sarebbe esattamente opposta!
Purtroppo l'artificio statistico non fa emergere questa realtà, perché stime e calcoli estrapolati servono a diluire il fenomeno sullo spazio (e il database storico sul tempo) e quindi a mettere una mascherina virtuale alla realtà.

D'altronde è risaputo che se due persone mangiano una pizza, statisticamente possono averne mangiata mezza a testa anche se in realtà potrebbe essere che uno dei due ne ha mangiato una fetta e l'altro tutto il rimanente. 

Lo ribadisco: sono dati in possesso del Sistema Sanitario Nazionale sia avvenute vaccinazioni durante l'anno in corso sia esiti sierologici, ricoveri e decessi per presunto sars-cov2. Sarebbe bastato un semplicissimo incrocio di dati istantaneo, sarebbero bastati tre clic delle autorità pubbliche competenti. 
Invece si è dovuto aspettare lo studio statistico di un IRCCS privato per dimostrare il nulla, se non che c'è immenso bisogno di mascherare. Ad ogni livello. 

E l'altra notizia sensazionale della giornata qual è infatti? "La mascherina come un 'vaccino', potrebbe favorire immunità al virus"
A leggere l'articolo giornalistico si rinviene una serie di bestialità concettuali che si spera siano frutto dell'ingenua incompetenza del giornalista, anche se poi ci sono dettagli che deprimono le speranze.
La bestialità è ritenere la tecnica della vaiolizzazione una "rudimentale tecnica di immunizzazione", mentre è una pratica geniale che ricalca il fenomeno dell'immunizzazione naturale e che ha permesso di eradicare il vaiolo in un'epoca in cui la tecnologia non produceva neppure aghi e siringhe, mentre oggi con i vaccini ingegnerizzati monopolio di multinazionali finanziarie eradicare è un'utopia perché è sconveniente perfino produrre una copertura vaccinale che duri un anno.
La bestialità è ritenere una sorta di vaiolizzazione il contatto con una pezza lercia di materiale espirato, dal momento che non si innesca alcuna immunità sierologica come con la vaiolizzazione, mentre quella mucosale si innesca già indipendentemente dalla mascherina, e anzi la mascherina la ritarda e la compromette infiltrando i tessuti delle prime vie respiratorie e digerenti di una poltiglia microscopica di microfibre, pulviscolo atmosferico, residui di muco ed essudati farcito da vapore espirato, ossia una confezione di prodotto di scarto tossico.

Ecco in un solo giorno, in una sola anteprima di notizie ufficiali, una perfetta testimonianza di come la farsascienza mediatica stia dando il meglio di sé in questa nuova "normalità". E la chiamano pure sicurezza. 



Pensione...quale passione?

29 settembre 2020


Se uno Stato non stampa denaro dal nulla per mandare in pensione le persone uccide due generazioni: quella vecchia per lavoro forzato e quella giovane negando un posto di lavoro per un reddito.

Un meccanismo semplice ma che deve a quanto pare risultare incomprensibile. L'informazione che si fa passare è che il lavoro c'è già, e la differenza tra le vecchie generazioni e le nuove è solo la voglia di lavorare. Ed è pure vero come conseguenza, ma le cause quali sono? 

Le vecchie generazioni hanno lavorato in un'epoca in cui si stampava denaro dal nulla per far progredire l'economia e grazie a questo ci furono boom economici (con tanto di baby boom). Generazioni che son riuscite a costruire case su case per figli su figli e accumulando pure enorme risparmio, grazie a tassazioni irrisorie e minimo costo della vita in una società di servizi essenziali.

Le nuove generazioni vivono in una società con una tassazione oltre il 60%, costi della vita in crescita esponenziale, settore terziario ipertrofico, e lavori che qualora ben retribuiti consentono appena di ammortizzare il costo di un'abitazione e la crescita di un figlio (se mai non è rimpiazzato da un animale da compagnia).

Ecco che le vecchie generazioni sono attaccate al lavoro in modo viscerale a prescindere, in quanto il lavoro ha rappresentato la piena realizzazione di sé, potendo permettersi il lusso di aver voglia di continuare a lavorare "per passione" perfino in pensione. 

Le nuove generazioni invece non riescono ad accettare queste condizioni esistenziali, e ripudiano pure il lavoro che le rappresenta, vivendo solo la nevrosi di immaginare una nuova giornata di lavoro come "una nuova giornata di passione"...ma nel senso di patimento per un futuro depresso.

Come se non bastasse vecchie e nuove generazioni, talvolta incapaci di comunicare per l'abisso culturale nel frattempo intercorso per l'evolversi della società, si ritrovano in guerra ideologica tra loro, valorizzando in modo diametralmente opposto la realtà. I primi non possono riconoscere di esser artefici di una ricchezza materiale insostenibile per l'ambiente e di conseguenza incompatibile con la felicità spirituale. I secondi non sanno riconoscere altra ricchezza se non quella che non hanno, ossia quella materiale, e si ritrovano immersi in un ambiente intossicato in modo irreversibile in cui è sepolta viva, se non fatta abortire, ogni forma di spiritualità.

Guerra ideologica con due contendenti: il tutto materiale e il nulla spirituale. Uno figlio dell'altro. Con grande beneplacito della classe dirigente che governa entrambe. Perché tra vittime in conflitto reciproco il carnefice gode. 

Come se non bastasse ulteriormente, la classe dirigente politico-finanziaria (che per i propri circuiti multinazionali non ha mai smesso di stampare denaro dal nulla) non solo gode di questa guerra ma la pompa, incolpando i cittadini di ogni generazione di essere addirittura viziati, di avere troppi diritti e pochi meriti. Ecco, senza differenze di generazione, la classe dirigente mantiene invece come passione il patimento altrui.

Ripetiamolo in conclusione. Se non si stampa denaro dal nulla per pensioni dignitose rapportate al costo della vita si uccidono due generazioni. Almeno, nel mentre, ci venisse la passione di capire chi e come sta facendo stragi di intere generazioni con la politica ideologica del lavoro.