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25 aprile 2022. Dalla resistenza di un'emergenza all'emergenza di un resistenza

 25 aprile 2022

Due intere formazioni di governo in Italia dovrebbero esser agli arresti per violazione della Costituzione dal 2020 causa pandemia parainfluenzale (che ripetiamolo ancora, è una condizione che si verifica da 1 milione di anni con gli stessi identici esiti, dal 2020 semplicemente con qualche decina di migliaia di morti in più causa malgoverno e malasanità).

Due ultimi governi, con l'aggravante per il secondo che ha violato la Costituzione perfino con la partecipazione in armi al conflitto Russia-Ucraina.

Un capo dello Stato garante della Costituzione come neanche averlo da ben prima del 2020 poi, visto che al primo mandato è stato nominato da parlamento eletto con legge anticostituzionale e il secondo mandato non era stato neppure contemplato dall'Assemblea Costituente.

Nel frattempo da due anni c'è una "resistenza 2.0" italiana da parte di 60 milioni di cittadini a questi stravolgimenti dello Stato di diritto di cui nessuno parla. Ma chissà poi se si farà sentire quando si tornerà a votare. Tra un anno. 

O forse ci porteranno in guerra pur di non alzarsi da quella poltrona causando un altro stato di emergenza?

Sarebbero capaci di tutto. E dai fatti finora compiuti appare lo stiano proprio già orchestrando.




Per dove occorre passare per un nuovo Elvis o The Beatles?

21 aprile 2022

Un talento di Memphis nel 1956 ha potuto diventare a 21 anni Elvis Presley perché allora, perfino in un paesino del Mississippi, si offriva l'opportunità a tutti di cantare in una radio locale.

Qualche anno dopo quattro talenti di Liverpool son potuti diventare ad appena 20 anni i The Beatles perché ad appena 18 anni hanno avuto l'opportunità di suonare dalla mattina alla sera nella loro città, e perfino all'estero.

Chi ha potuto farli suonare lo ha fatto perché c'era una massa di gente che aveva voglia e poteva frequentare quei locali, ascoltando musica e ballando. 

Se tutto questo è stato possibile, è perché c'erano governi che hanno permesso alla gente di lavorare e divertirsi.

Se quei governi lo hanno permesso, è perché si era usciti da appena una decina di anni da una guerra mondiale con distruzione, odio, intolleranza, restrizioni, e decine di milioni di morti, ovunque.

Cosa dobbiamo affrontare di nuovo, oggi, ovunque, per vedere qualche sbarbatello diventare un nuovo Elvis o i nuovi The Beatles?

Conviene davvero ancora questo modello socio-economico, che per dare l'opportunità a tutti di esprimere un talento di tanto in tanto deve prima annientare mezza umanità? 

O conviene immaginare qualcos'altro?

Chiamatela #PERVERTITOCRAZIA

Quanto, come, e perché consumiamo?

 7 aprile 2022

Dopo qualche secolo di rivoluzioni industriali, al limite di disastri ecologici ed antropologici che ne sono scaturiti, in massa ci stiamo rendendo conto che chiederci #come consumiamo è altrettanto importante del chiedersi #quanto consumiamo. 

Atteggiamento questo che mette sullo stesso piano l'attenzione per la #qualità della vita e per la sua #quantità.

Ma siamo ancora in bilico. Pensiamo sia questione di un compromesso tra l'una e l'altra. Siamo ancora lontani dal realizzare invece che non si tratta di preferire un "vivere anche poco ma bene" rispetto a un "vivere in qualsiasi condizione più a lungo possibile".

Siamo ancora lontani dal comprendere una corrispondenza biunivoca, ovvero che la qualità sana di consumo comporta inevitabilmente la quantità sana di consumo, e viceversa. 

Siamo ancora lontani dal comprendere cosa significhi consumare quantità e qualità "sane".

Ne siamo lontani, e tali rimarremo perfino rischiando l'estinzione, se non si comincerà a chiederci in massa #perché consumiamo. 

Ecco perché c'è da essere scettici purtroppo sullo scampare a quell'estinzione. Perché mentre chiedendoci "quanto e come" consumiamo si rimane su un piano logico-scientifico, chiedendoci "perché" consumiamo si va su un piano spirituale-religioso. Ed è un piano che appare in massa già estinto. O sbaglio?

Giletti e le incongruenze satellitari su Bucha

 13 aprile 2022

Nelle foto satellitari a prova della strage di Bucha c'è un corpo in orizzontale sul video e in verticale sulla mappa.

La toppa peggio del buco servite dai media statunitensi.

Ma in Italia a Giletti, nome in codice "la volpe delle trincee", si fa usare il frammento addirittura per superare i colleghi statunitensi. 

In quel frame raggira il suo pubblico sul particolare sfuggito ai grafici d'oltreoceano nome in codice "le faine da pop-art", richiamando l'attenzione su un'altra sagoma, e destreggiando le braccia per distrarre sulle incongruenze grafiche.

Un grande contributo insomma quello della stampa italiana a mettere in luce le contraddizioni della stampa statunitense. Di cui magari sfuggirebbe la conferma di tanta inattendibilità anche senza risalire alle fonti, dandola già per scontata.

Fonte foto


Il problema haters cela un disagio finanziario delle multinazionali dei social?

 C'è voluto un conflitto russo-ucraino per passare oltre. 

Oggi arrivano i profili fake con la Z. Sarà la Z di Zorro?

Lo ribadisco da anni: basterebbe identità certificata con codice fiscale obbligatorio per un solo profilo personale nei social, e il problema haters non sarebbe mai esistito (quindi molto meno di una identità digitale).

Ma evidentemente il problema haters è politicamente necessario perché funzionale ai vari Divide Et Impera.

E poi chissà, se emergesse che miliardi di profili sui social corrispondono a qualche milione di individui in carne e ossa, crollerebbe qualche titolo in borsa? O qualche azione legale per una colossale truffa in campagne pubblicitarie rivolte a un pubblico immaginario farebbe addirittura fallire quel qualcuno dopo un crollo in borsa? 

Mah.