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50 sfumature di Principe Azzurro


25 novembre 2017

Un Principe Azzurro che bacia senza consenso la bella addormentata nel bosco pare abbia urtato la sensibilità di una mamma che interpreta il messaggio fiabesco come propedeutico ad atteggiamenti molesti del mondo maschile verso quello femminile. E ha ragione questa mamma a sollevare perplessità morali giacché è risaputo ormai che l'immaginario femminile contemporaneo è permeato da 50 sfumature di Principe... ed è un oltraggio che in questa fiaba si neghi ogni facoltà di scelta.



IL DIVERSO. A scuola di apatia, depressione e schizofrenia.


19 novembre 2017

Micidiale la deriva della propedeutica occidentale che emerge da questo racconto. In un colpo solo si vuole rendere apatici verso la sofferenza animale, deprimere ogni tentativo di empatia verso la variabilità naturale, e portare a conclusioni schizofreniche invertendo il vero col falso. In altre parole come distruggere l'intelligenza emotiva collettiva (sindrome ADS). I messaggi subliminali iniettati con questo racconto sono molteplici. Innanzitutto si vuole legittimare l'essere umano ad abusare degli animali per i propri banali capricci. Inoltre il pretesto degli animali è solo un veicolo per dimostrare fatti che in natura non si osservano (cani che succhiano latte alle gatte) o che se mai si osservassero sono eccezioni e in quanto tali, per definizione statistica, deviazioni estreme dalla normalità.



L'ambientazione di questo racconto non è surreale tipica delle favole. L'ambientazione è realistica e non a caso. Si vuole propinare di proposito una realtà fittizia e farla passare per realtà vera. Si racconta una realtà "falsa" per farla passare per "normale". Una pura mistificazione della realtà per bypassare a tavolino proprio il concetto di "normalità" e sostituirlo nell'inconscio con quello di "diverso". L'inganno sta nel fatto che la normalità in natura esiste tanto quanto la diversità ma non possono essere sostituite l'una con l'altra, perché sono concetti distinti. Il vero scopo di questo giochetto è togliersi proprio il problema di discutere "l'anormalità" che affianca "la normalità", facendo intendere che "il diverso" sostituisce ogni distinzione.
Il finale del racconto infine è una lezione magistrale di sofisma alla luce di quanto è narrato prima: si inserisce il colore della pelle come pretesto  per rinforzare la falsità precedente spacciata per vera, associandola a una verità etica invece consolidata (ossia che è sbagliato discriminare per il colore della pelle). Poiché sono i finali dei racconti a dettare la morale di tutta la narrazione, nel finale si usa una situazione specifica del tutto sconnessa con il quadro generico fino a quel momento raccontato per giustificarlo a livello inconscio, e deviare "l'imperativo morale".
Il vero scopo di questo racconto quindi è indurre lo spirito critico infantile al "relativismo" (tutto è diverso: non esiste la normalità né la deviazione dalla normalità),  e alla supremazia umana sulla natura che la può schiacciareper i propri comodi.
Questo racconto indurrà lo spirito critico di questi bambini, da adulti, a legittimare come normale l'aborto o la sperimentazione embrionale (gattini fatti sparire), nonché utero in affitto e adozioni "deviate dalla norma" (cani che succhiano latte alle gatte).

Sarà la Storia a dimostrare se sarà più imponente il genocidio in vivo fatto da propagande come quella nazista che hanno mistificato in senso estremo il concetto di diverso, o il genocidio in vitro fatto da propagande come queste (gender?) che lo sta mistificando nel senso opposto. Certo come sempre nella Storia sarà chi difende la natura e lo studio scientifico delle sue verità a contrastare ogni estremismo, per amore della normalità.

Da Sanremo ad Harvard passando per la massoneria

16 novembre 2017

Nel suo ultimo singolo Oh, Vita! Jovanotti si vanta testualmente di non avere una laurea ma poter insegnare a Harvard. Si riferisce alla sua conferenza tenuta nel 2010 "Musicians & Human Rights: A Conversation with Lorenzo Jovanotti".
Certo tutti lo ricordiamo nel 1999 insieme a Ligabue e Piero Pelù cantare "Il mio nome è mai più". Ad Harvard però dieci anni dopo ci è finito solo lui. Come pure, 15 anni dopo, solo lui dei tre è stato invitato a riunioni paramassoniche internazionali (Bilderberg e/o affini) di cui egli stesso si vanta in un'altra conferenza universitaria all'ateneo fiorentino nel 2015. Fatalità la Firenze di Matteo Renzi che Jovanotti ha più volte appoggiato politicamente (all'opposto contrario di Piero Pelù), anche quando il suo governo si è dichiarato incostituzionale, sostenitore di guerre e finanziatore di armamenti. Lo avete più sentito Jovanotti denunciare le bombe buttate dal 2001 ad oggi in Afganistan, in Iraq, in tutto il Nord Africa dalla Libia alla Siria o in Ucraina o nello Yemen dove ancora fanno stragi di civili, famiglie, scuole? No vero? Allora forse molte cose si spiegano. Va sottolineato infine che il finanziamento di tanto attivismo artistico è stato rivolto a ONG quali Amnesty International ed Emergency, finite talora in scandali o accusate di ambiguità o contraddizioni con i loro comportamenti no profit.


Insomma si vanta di esser salito in cattedra ad Harvard il nostro jovanotto. Proprio quella che ha sfornato JW Bush. Che a dire il vero è la stessa che sfornò anche JF Kennedy, ma col senno di poi evidentemente morta con lui.
Concludiamo questo post proponendo lo spezzone di un intervento promozionale di Jovanotti e Piero Pelù del loro brano, in una trasmissione di Celentano, nel lontano 1999. Di nuovo, valutando la differenza tra le giustificazioni di Jovanotti e quelle di Pelù, tutto si spiega perché questi due artisti abbiano fatto una fine così diversa, poi.