Dopo qualche secolo di rivoluzioni industriali, al limite di disastri ecologici ed antropologici che ne sono scaturiti, in massa ci stiamo rendendo conto che chiederci #come consumiamo è altrettanto importante del chiedersi #quanto consumiamo.
Atteggiamento questo che mette sullo stesso piano l'attenzione per la #qualità della vita e per la sua #quantità.
Ma siamo ancora in bilico. Pensiamo sia questione di un compromesso tra l'una e l'altra. Siamo ancora lontani dal realizzare invece che non si tratta di preferire un "vivere anche poco ma bene" rispetto a un "vivere in qualsiasi condizione più a lungo possibile".
Siamo ancora lontani dal comprendere una corrispondenza biunivoca, ovvero che la qualità sana di consumo comporta inevitabilmente la quantità sana di consumo, e viceversa.
Siamo ancora lontani dal comprendere cosa significhi consumare quantità e qualità "sane".
Ne siamo lontani, e tali rimarremo perfino rischiando l'estinzione, se non si comincerà a chiederci in massa #perché consumiamo.
Ecco perché c'è da essere scettici purtroppo sullo scampare a quell'estinzione. Perché mentre chiedendoci "quanto e come" consumiamo si rimane su un piano logico-scientifico, chiedendoci "perché" consumiamo si va su un piano spirituale-religioso. Ed è un piano che appare in massa già estinto. O sbaglio?