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Quadruplo cognome come dignità storica dell'individuo. Una provocazione civica.

01 ottobre 2024

Colgo l'assist offerto dagli haters sguinzagliati dall'algoritmo in un post di qualche mese fa, per una stuzzicante riflessione sull'importanza dei nomi e dei cognomi.
Sembra un argomento secondario e banale, invece può essere occasione a mio avviso di notevole evoluzione della coscienza civica collettiva. 
Lascio da cornice le farneticazioni IA sul contesto da cui nasce l'incipit, a dimostrazione che non tutto il male viene per nuocere (link fonte in calce).





La grande ispirazione viene da quello "sfilza di nomi che si attribuisce a titolo di casata". 
Grazie caro pio hater, ma no: sono solo il mio primo nome di battesimo integrato a quello anagrafico, che precedono i miei cognomi paterno e materno.
Nessuna casata aristocratica, anzi direi modeste origini. Ammetto però che Giulio Antonio mi farebbe gagliardo se fossimo nella Roma Imperiale. Ma nacqui nell'anno LXXX dell'ultimo secolo del millennio scorso... non proprio a ridosso dei Cesari. Tra l'altro in una cittadina medioevale squisito simbolo di quell'impero decaduto, segnata forse più dalla mentalità longobarda che bizantina. O almeno così mi sembra nella sostanza, scavando nelle apparenze.
In veste di autore a tempo perso fin dalla giovane età di poesie e canzoni e poi blog e libri, mi sono fatto molte domande sull'importanza del nome con cui ci si firma, ci si presenta, anche nelle vetrine social. Ed ho sempre trovato una bella sfida cercare una congruenza tra fantasia e realtà, nomi d'arte e nomi anagrafici.

Ma se per me oggi vale la pena evidenziare questo commento e approfondire la questione, è la relativamente recente concessione alla nascita del doppio cognome paterno e materno.
Abbiamo sentito molto vicina la questione quando nacque mia figlia in concomitanza di questa novità legale, e c'era volontà condivisa tra genitori di integrare i cognomi.

Ora a qualcuno può sembrare una forzatura, per me invece si dovrebbe andare anche oltre. A costo di sembrare esageratamente oltre. Perché c'è in gioco la storia delle famiglie che determinano il presente e il futuro di una nuova persona.

A mio avviso dunque, fin dalla nascita, a determinare pienamente quell'individuo si dovrebbe partire dal segno che contraddistingue il suo passato: i cognomi dei genitori e dei nonni.
Secondo me il cognome ideale, per una sorta di diritto a una dignità storica della persona, dovrebbe riportare i cognomi di tutti i nonni (che comprendono ovviamente anche quello dei genitori).

E non solo. Userei un criterio ben preciso nell'elencazione dei quattro cognomi: precedenza ai cognomi dei nonni dello stesso sesso biologico del nascituro.
Quindi per il maschio: nonno paterno- nonno materno- nonna paterna- nonna materna
Per la femmina risulta lo stesso ordine ma invertito: nonna materna- nonna paterna- nonno materno- nonno paterno.

Questo criterio a mio avviso ha duplice utilità. Fugare ogni competizione tra padri e madri se anteporre prima uno o l'altro cognome, oggi a discrezione della singola coppia.
Ma soprattutto responsabilizzare moralmente i genitori sull'identità di genere dell'individuo, con priorità a chi ha lo stesso sesso dei nascituri.

Qui si va al punto focale della riflessione: per quanto a formare una personalità moralmente matura concorre l'equilibrio di entrambi i genitori, presumibilmente per evidenti istinti e inclinazioni il segno lasciato dal genitore dello stesso sesso è maggiore. E' una questione di imprinting, è una questione etologica, è una questione scientifica.
Ebbene in un'epoca con la moda della cancel-culture, con la morale sepolta e i criteri scientifici distorti in ogni ambito, dall'ecologia all'identità di genere, rinfrescare il valore del nome e cognome dell'individuo come punti di riferimento esistenziale, non è cosa trascurabile. 

In passato se un figlio o una figlia diventavano una personalità encomiabile o poco di buono, ci si appellava al solo cognome paterno. Causando spesso ansie e timori prevenuti, a loro volta causa magari di metodi educativi distorti. Oltre che rivalse e conflitti tra genitori in competizione a causa di una discriminazione in partenza. 

Il doppio cognome sono sicuro supererà questi disagi psico-sociali, ma può diventare addirittura opportunità per rendere onore alla memoria non di due famiglie coinvolte, ma quattro. Di nuovo per l'evidenza scientifica dell'incidenza che i nonni hanno nella formazione dei nipoti, oltre all'evidenza scientifica di rappresentarli per un quarto del loro genotipo.
Responsabilizzarli richiamando un'ufficialità dei loro cognomi sul nome dei nipoti potrebbe essere un ottimo stimolo. Sia per non far dimenticare loro di esser stati figli anche loro, senza ritenersi dei "primum movens". Sia per far ricordare loro che sui nipoti non possono permettersi qualsiasi azione che tanto ogni responsabilità ricade sui primi genitori (alias i loro figli).

PS. Col mio criterio il mio cognome risulterebbe Brianza Troisi Realdon Conte.
Non sarebbe stato male però Conte Realdon per la gioia degli haters.

PPS. Che per alimentare la mia ipertrofia avrei chiesto licenza di un Conte Real Don (che anteposto a Giulio Antonio suona proprio sfizioso).

PPPS. I cognomi dei nonni attualmente non permessi potrebbero essere legalmente inseriti tuttavia in successione al nome anagrafico. Nessuno lo vieta. E rimarrebbe tuttavia a discrezione di ciascuno scegliere quali avere nell'obbligo di firma, pur avendoli così tutti presenti, i propri nonni, nei propri documenti ufficiali. 

Fonte commenti in foto