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Coronavirus: sieropositivi ma sani, fatti medici scomodi!

12 febbraio 2020

I colleghi Burioni-Mancini dipendenti dell'azienda ospedaliera privata San Raffaele s.r.l mettono in guardia dalle previsioni ottimistiche del collega Lopalco professore all'Università statale di Pisa in merito l'evoluzione del coronavirus in Cina (strano, la medicina pubblica è ottimista e quella privata pessimista).



Dicono che suona strano che nella regione di Wuhan (Hubei) ci si ammali di più (30mila casi aggravati contro 10mila) e si guarisca di meno (6% contro il 16%) rispetto al resto della Cina, oltre che a un tasso di mortalità decisamente più alto qui che altrove (3% contro lo 0,36%).

Allora legittimo ipotizzare, secondo loro, che possa trattarsi di taroccamento dei dati.
Anche perché, ritengono, non è attendibile non far rientrare nel conteggio dei casi confermati quelli positivi al test ma senza sintomi.
Cioè, secondo loro, se si è positivi senza sintomi occorre essere conteggiati...ma tra chi?
Tra i malati? No, perché non si ha malattia.
Tra gli infetti? No perché sono infettivi solo coloro con i sintomi di malattia.

Tra i sieropositivi dunque. Che saranno a milioni già in tutto il mondo, innocui epidemiologicamente, ma un peccato non sfruttarli per creare panico coi numeri, viene da dedurre.
Perché pare proprio non possa essere reale che l'essere umano possa avere in corpo questo virus come centinaia di altri da milioni di anni... senza creare alcun danno a sé e agli altri!

Ecco. Questo secondo i nostri esperti privati, è indice potenziale che dalla Cina non ce la raccontano giusta. Sarebbe interessante sapere se ad aver creato un quadro drammatico di incidenza e letalità specifico a Wuhan, in Hubei, tra le ipotesi plausibili a spiegazione dei dati sopra secondo loro c'è magari il fattore inquinamento/densità di popolazione, sommato alla concentrazione di agente patogeno nota la presenza di laboratori di microbiologia. Sarebbe interessante. Ma anche no.