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Elezioni 2013-2022. L'evoluzione della partecipazione politica

 18 settembre 2022

Vita... Forza del popolo...
Italia sovrana e popolare...
Alternativa per l'Italia...
Italexit per l'Italia...
Gilet arancioni...
Nel 2018 l'unica alternativa al "sistema Italia" (che è vera e propria trattativa stato-mafio-massonica internazionale) era il M5S.
Oggi c'è l'imbarazzo della scelta di alternative. E rispetto al M5S questo è un grande vantaggio per loro, e una grande garanzia per l'elettorato. Sarebbe un peccato, e molto facile che accada, rendere vana però tanta opportunità.
Il vantaggio è che per fortuna, a dispetto di ciò che si son augurati in molti, queste forze non si sono unite in un unico soggetto. Questa era la mossa da fare per prendere più voti, come fu per il primo modello di M5S, che impiegò appena 5 anni per compiere un traguardo utopico: far entrare cittadini comuni nelle massime istituzioni (2009-2013).
Per il M5S fu inevitabile essere "da solo": fu il pioniere di simile impresa storica, non in Italia, non in Occidente, ma forse nel mondo.
Dal 2013 al 2018 il M5S poi, con quei leader e quei portavoce che non ci sono più nel M5S, da solo contro tutto e tutti è riuscito come uno tsunami a salire e diventare forza di governo.
Gli si rimprovera dopo altri cinque anni, oggi, nel 2022, di non aver realizzato al governo ciò che nel 2018 aveva promesso, mentre ciò non è stato possibile perché gli italiani, in maggioranza, hanno scelto con il voto di non fargli realizzare quelle cose.
Non è colpa del M5S esser stato una forza di maggioranza relativa, e non assoluta. La maggioranza assoluta degli italiani nel 2018 è quella che non ha votato o ha votato altro.
Sarebbe stato fantascientifico che il M5S a suon di ponti crollati, pandemie finanziarie internazionali e guerre ideologiche tra potenze nucleari, potesse realizzare governando a braccetto di centenarie trattative stato-mafio-massoniche, più di ciò che ha scientificamente realizzato fino al giorno prima di ponti crollati, pandemie finanziarie e guerre ideologiche.
La più grande eredità lasciata dal M5S quindi non è un programma disatteso ma la consapevolezza in milioni di cittadini che il governo del paese può, e deve, tornare prerogativa esclusiva del popolo, nella classica rappresentanza o in future democrazie dirette. E questa grande eredità si tocca oggi con la presenza di tutte queste formazioni politiche nuove, alternative, oltre al M5S ormai chimera di ciò che era, utile solo a fare da cuscinetto tra i poteri forti e le nuove forze, consapevoli pure che in parte anch'esse sono partorite o saranno inghiottite dal sistema.
La molteplicità infatti può essere, e si spera sarà, la loro forza per non farsi distruggere come si distrugge un nemico singolo, ben definito e circoscritto. Come è stato per il M5S.
Senza tralasciare il fatto che viene meno così anche il potenziale imbarazzo di una ipotetica singola e unica forza di governo paradossalmente al comando di una democrazia, venendo appunto espressa una pluralità di rappresentanze, qualora fossero tutte elette a scapito dei tradizionali partiti capestro, e soprattutto a scapito di un ormai tradizionale ignobile astensionismo.
La cosa più bella è vedere, a distanza di pochi giorni dal voto, queste forze confrontarsi tra loro, ritagliandosi vetrine di informazione attiva, per farsi conoscere e testimoniare la propria presenza, in barba a un sistema di informazione di regime impari e fazioso.
La cosa più bella è immaginare queste forze, di opposizione o di maggioranza relativa, insieme, diventare maggioranza assoluta espressione del popolo nella formulazione e applicazione delle future leggi italiane. Oppure nella nomina di garanti della giustizia, o della costituzione. Maggioranza relativa tra il popolo come è sano che sia in una democrazia rappresentativa, e maggioranza assoluta dentro le istituzioni contro ogni trattativa stato-mafio-massonica.
Sapranno il 25 settembre 2022 cogliere la responsabilità di tale opportunità, a fronte di tale garanzia di rappresentanza, 50 milioni di elettori italiani?