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Quella porca differenza tra voto e preferenza

 22 settembre2022

Una caratteristica di queste elezioni politiche 2022 è una spinta propaganda via media attivi (chat, social, blog) di presunte forze anti-sistema (intellettuali, influencer, attivisti...) a favore dell'astensionismo

Si fomenta quella larga parte di cittadini a torto o a ragione scontenti, arrabbiati, nauseati dalla politica, fornendo la percezione di una presunta giustificazione morale per astenersi dal voto, facendo leva però su una abissale ignoranza di fondo, ovvero la differenza tra voto e preferenza, che non sono sinonimi.

Constatare tra l'altro che è proprio su questa epocale ignoranza che i politici riescono a creare tutte le condizioni e comportamenti che innescano poi delusione e rabbia dei cittadini verso la politica, fa emergere l'aspetto più paradossale e triste. 

Proviamo a capirci con una facile metafora calcistica. 

Se uno ha una squadra del cuore con soli giocatori schiappe, va allo stadio e li fischia perché quei giocatori spariscano dalla rosa: non sta a casa. Altrimenti significa che non gliene frega nulla di come gioca la sua squadra, per cui quella squadra può tranquillamente giocare con giocatori schiappe, e lui può tranquillamente starsene a casa a non lamentarsi di alcunché... o al limite prendersela con i muri: non certo con la squadra.

Se quella è davvero una squadra del cuore invece, una questione di identità di cui difendere onore e dignità, non solo non vede l'ora di andare a fischiarle ma non vede l'ora pure di unire il proprio fischio a chi come lui si sente umiliato da tanta incapacità e inefficienza.
Consapevole che il proprio fischio da solo è insignificante come starsene a casa da solo a dare i pugni contro il muro. E ciò anche qualora fossero tutti a casa singolarmente a dare pugni contro il muro.

L'unico comportamento che può indurre un cambiamento, è partecipare comunicando un dissenso collettivo condiviso. 

Stessa cosa in politica con il voto, che ribadiamo non è sinonimo di preferenza. Se quei politici a una moltitudine di elettori fanno tutti schifo, non andare a votare ha lo stesso effetto di stare a casa a dare i pugni contro il muro invece di andare a fischiare durante la partita.

Chi vuole quei politici tutti a casa, va a votare e tira un segno nullo. Un messaggio inequivocabile che se fatto in moltitudine ha ripercussioni chiare e forti. Se si sta a casa, significa che si è indifferenti: quei politici possono tranquillamente continuare a fare politica e governare come hanno sempre fatto. E sono anzi legittimati a farlo in forza dell'indifferenza dei cittadini che potrebbero, ma non hanno neppure voglia, di esprimere un dissenso.

Andare a votare allora non significa andare ad esprimere una preferenza per qualcuno. Andare a votare significa recarsi a dare un segnale. Anche un segno nullo è un segnale. Un voto nullo esprime la preferenza al nulla rispetto a chi si candida. 

Non recarsi a votare significa invece che va bene tutto. Vanno bene anche il cane e il porco contro il quale inveisci dando i pugni in casa da solo. Non andare a votare significa addirittura, paradossalmente, aiutare quel cane e quel porco a governare da solo. Perché ci sarà sempre qualcuno che darà la preferenza a cani e porci di turno, e conteranno solo i loro voti davanti all'inesistenza di voti nulli.

Infine il connotato più ridicolo del non andare a votare pensando sia l'unica via maestra di dissenso: la convinzione che se non si va a votare in massa "il sistema crolla".

Convinzione infondata e consolidata solo da chi abilmente e professionalmente sa fomentare l'ignoranza collettiva, un tempo abilità tipica di tv-radio-giornali ma oggi anche di chat e social. Perché non esiste una percentuale di astensionismo che mette in crisi il sistema: le elezioni politiche (quelle che eleggono i parlamentari) non hanno un quorum.

Non recandosi a votare non si reca alcun danno al sistema. Anzi. Si sa: non votare dà potere solo al voto di scambio politico-mafioso. Chi invita a non votare favorisce solo la rappresentanza delle mafie in parlamento.
La logica è risaputa: se il 90% degli italiani non va a votare, e rimane un 10% che va a votare per tornaconti politico-mafiosi (voto di scambio) significa che quel 10% avrà il 100% del controllo del parlamento.

Ma se quel 90% va a votare in massa esprimendo preferenza a partiti non coinvolti con le mafie se si ha fiducia in qualcuno, oppure preferenza al nulla con un legittimo sacrosanto segno nullo, quelle mafie conteranno il 10%. Ovvero nulla.

A voi la scelta.