21 gennaio 2019
E' risaputo che i sondaggi politici sono da prendere con le pinze: sono questionari facilmente manipolabili sia priori con le domande che e a posteriori con i dati per far emergere risultati tendenziosi.
Certo è che da "prendere con le pinze" a "prendere per panzane" il passo è breve qualora risulta fantasiosa e paradossale una qualsiasi giustificazione reale dei riscontri ottenuti.
Ebbene fin dal giorno dopo l'insediamento del Governo del Cambiamento l'informazione main-stream ha propinato dati di sondaggi per testimoniare un crescendo della popolarità del leader leghista Matteo Salvini e un progressivo calo di consenso per il M5S.
Ma come è possibile che di punto in bianco sia cresciuta esponenzialmente la popolarità solo di un singolo leader mentre tutti gli altri siano diminuiti, tra l'altro risultando Salvini il leader che per eccellenza ha ritardato la formazione di un governo accettando la proposta del M5S di sottoscrivere un contratto (tre mesi quasi intercorsi tra la prima richiesta di disponibilità alla sua accettazione, tra l'altro dichiaratamente avvenuta per puri calcoli elettorali in caso di nuove elezioni).
L'unica spiegazione plausibile è che la Lega rappresenta l'unica (e forse ultima) formazione politica ancorata all'establishment avendone fatto parte per 30 anni da subito dopo essere entrata nelle istituzioni (pur essendo nata con obiettivi anti-establishment). Inevitabile quindi tutto il tifo e il supporto mediatico manifestato fin dall'inizio dall'informazione di regime, in modo più o meno subliminale, vedendo nella Lega l'ultima speranza per mantenere in piedi il sistema casta e trovare e attuare una qualche strategia per ostacolare e limitare il cambiamento in atto con il nuovo governo (a gennaio 2019 non più solo sulla carta).
Ed ecco pronti e serviti settimana dopo settimana per sei mesi, da giugno 2018 ad oggi, in modo martellante sondaggi dai numeri fantasmagorici che vale la pena davvero analizzare.
Innanzitutto ricordiamo gli esiti elettorali del 4 marzo 2018:
M5S 33%
Lega 17%
PD 18%
FI 14%
73% di affluenza
E ora il miracolo politico riportato dagli ultimi sondaggi (17 gennaio 2019):
M5S 24%
Lega 34%
PD 16%
FI 10%
Affluenza prevista?
Qualcosa non torna in questi numeri. Anzi più di qualcosa. Cosa può esser successo all'elettorato per far sì che il M5S perda il 10% e la Lega guadagni 10-15% ?
Analizziamo varie ipotesi:
1- Il 10% di elettori M5S ha cominciato a preferire Lega. Situazione alquanto improbabile visto la distribuzione geografica Nord-Sud degli esiti del 4 marzo, ma soprattutto improbabile visto che la priorità dell'elettorato del Sud era il reddito di cittadinanza, e a gennaio 2019 era già realtà di legge per volere del M5S e non certo della Lega.
3- Elettori indecisi e astenuti il 4 marzo (27% dell'elettorato) si sarebbero in massa spostati alla Lega visto i risultati del Governo del Cambiamento. Ma ciò non è plausibile visto che parallelamente non c'è stato nessun aumento, magari anche lieve del M5S, ma anzi un suo calo. Ossia non può essere reale che gli indecisi abbiano cambiato idea solo sulla Lega e non sul M5S visto il contratto di governo comune.
4- I sondaggi sono stati condotti in modo tale da far emergere risultati tendenziosi. Sarebbe una situazione facilissima da ottenere ad esempio campionando prevalentemente al Nord, in virtù della reale predominanza di preferenza Lega rispetto al M5S.
5- I risultati dei sondaggi sono veritieri, ma sono stati appositamente invertiti: la Lega risulta oggi al 27% dal 24% del 4 marzo, e il M5S stabile se non in lieve aumento di consenso verso il 35%.
6- I risultati sono veritieri e trasparenti. Questo è il risultato che emerge dalla solita opinione pubblica manipolata da martellante disinformazione che ha voluto sofisticare politicamente l'immagine di Salvini in senso positivo (diventando la trasfigurazione del Berlusconi o Renzi di turno) e l'immagine del M5S in senso negativo secondo una ormai decennale consolidata tradizione, per gli scopi analizzati all'inizio di questo post.
Queste sono solo ipotesi per tentare una giustificazione politica realistica dei numeri emersi dai sondaggi, che apparentemente non c'è. Poi ognuno trae le conclusioni in base ai propri gusti...anche se si tratta di scegliere tra fantasia e realtà.