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Dimissioni dopo il flop del M5S alle europee 2019, ma di chi?

27 maggio 2019

La Lega trionfa quando la gente non va a votare.
Il M5S è sereno perché consapevole dei propri errori, ma è proprio questo il dramma: lo era anche prima.
Lo insegnano le votazioni regionali in Abruzzo, Basilicata e Sardegna di qualche mese prima.
La mancata promessa elettorale su ex-ILVA e TAP nelle regioni del sud ha gridato vendetta.

Anche la TAV in sospeso pare disattendere le intenzioni elettorali del M5S, temporeggiando con un contratto di governo più a vantaggio delle intenzioni delle lobby leghiste che non delle ragioni della popolazione interessata, che non è certo l'intero Piemonte come vorrebbe far intendere la Lega vincitrice alle regionali concomitanti alle europee. Fatto è che il flop del M5S in questa regione è palese, a confermare la totale sfiducia sull'efficacia del M5S per la causa ambientale in Val di Susa.

Di interesse nazionale invece è la mancata abolizione della famigerata legge Lorenzin sull'obbligo vaccinale per ben 10 malattie senza alcuna giustificazione epidemiologica verso un'intera generazione in età scolastica (0-16 anni), pena multe salate e esclusione dalla frequenza scolastica. Promessa su cui contava l'intera popolazione italiana noti gli scandali delle case farmaceutiche che riguardano sia corruzioni con il mondo politico sia la produzione di vaccini alterati.
Promessa questa disattesa nel peggiore dei modi dal ministro della salute M5S. Non solo cioè non attuando quanto promesso nell'arco di un anno di governo (era sufficiente appena qualche mese per realizzare la promessa). Ma addirittura sentendo il ministro affermare per un anno intero che il provvedimento era imminente. E questo creando immani disagi a famiglie, scuole e autorità competenti territoriali sanitarie e dell'ordine pubblico, nell'Italia intera.

Oggi parte dell'elettorato e dei portavoce M5S riflette su plausibili dimissioni di Luigi Di Maio di fronte al disastro elettorale incassato per le europee, regionali e comunali 2019.
Ma forse non sarebbe giusto se solo lui dovesse rispondere di un'azione di governo che non ha tenuto testa (eccetto il Ministro Toninelli) alle pressioni delle multinazionali, pur sapendo che si andava a contrattarci insieme per il tramite della Lega nel contratto di governo per il cambiamento.

Forse si è creduto di essere all'altezza di domare una situazione che invece si è rivelata fin da subito troppo pericolosa. Lo ha toccato con mano il Ministro Toninelli di fronte al crollo di un ponte Morandi ed ha reagito contro le multinazionali rimanendo fedele ai principi del M5S. Non lo stesso ha fatto il resto dei ministri 5 stelle. Allora forse non è Di Maio che non funziona, ma un governo con i piedi su due scarpe, visto che un piede sta rimanendo scalzo.