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Coraggio per nuovo governo o tornare al voto?

23 agosto 2019

Stando a come si è comportato il M5S che in un anno di governo ha messo i "redditi" davanti alla salute e all'ambiente (vedi obbligo vaccinale, ex-ILVA, TAP) con conseguenti riscontri a regionali ed europee, Di Maio sbaglia a dire che il M5S non teme nuove elezioni. Però ha ragione sul fatto che il coraggio si misura al governo, perché quello è il senso di un voto e non la competizione elettorale in sé.

Tenersi stretto l'esito del 4 marzo 2018 sarebbe bello oggi ad agosto 2019, l'indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte. Purtroppo la situazione del consenso al M5S è cambiata ed è diabolico perseverare non rendendosene conto, per di più evitando di argomentare le delusioni dell'elettorato (i sondaggi hanno fatto propaganda faziosa e artificiosa per Salvini per farlo esplodere, vero, ma il vero problema è la gente che si è astenuta dal voto dopo un anno di governo in ben cinque appuntamenti elettorali tra regioni ed europee).

Ecco allora che paradossalmente oggi si giustificherebbe un secondo governo con qualsiasi altro indagato di destra o sinistra (tanto sono tutti buoi della stessa mangiatoia politico-finanziaria) se il M5S avesse avuto altri comportamenti davanti a questa mangiatoia (e ripeto, si parla di ex-ILVA, obblighi vaccinali, TAP e alla fine anche TAV: si parla di salute e ambiente!).
Ma così non è, e ora questo senso di responsabilità verso nuovi governi sembra mascherare l'irresponsabilità verso promesse disattese (tradimenti?) in un anno di governo.