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Vaccini influenzali che proteggono e mascherine che immunizzano. Abbagli da farsascienza.

01 ottobre 2020

Si è abituati ormai dopo nove mesi a sentire nell'arco di un solo giorno notizie main-stream sempre più paradossali sulla pandemia. Quando però si tira in ballo la ricerca scientifica il paradosso diventa qualcosa di allarmante.


E' un centro di ricerca privato con competenze in cardiologia a stupirci questa volta. Lo studio mette in luce una correlazione tra tasso di vaccinati anti-influenza e sindrome covid 19



Vediamo però in cosa consistono i contenuti delle analisi, ricavate da dati ISTAT e della Protezione Civile (dati covid-19) e del Ministero della Salute (prevalenza vaccinale).

In 2.2 Definizioni degli esiti e predizioni si riporta:
- "i dati sono stati raccolti tra il 10 marzo 2020 e il 2 giugno 2020; ovvero il periodo corrispondente al blocco nazionale imposto dal governo italiano".
- "il numero di casi è stato diviso per il numero totale di soggetti residenti nelle regioni al 1 ° gennaio 2019, quindi moltiplicato per 100.000. Tutti i risultati si riferiscono all'intera popolazione italiana".

Già queste sono premesse per identificare in questo studio calcoli e stime statistiche "normalizzando" dati raccolti in un determinato periodo storico a una popolazione locale di altro periodo storico. Ma non sono le sole premesse.

In 2.3 Copertura vaccinale antinfluenzale si legge:
- "poiché i dati sui tassi di copertura della vaccinazione antinfluenzale regionale per la stagione 2019-2020 non erano ancora disponibili, ai fini di questa analisi ecologica, questi dati sono stati estrapolati da un'equazione di regressione lineare considerando la tendenza regionale del tasso di copertura della vaccinazione antinfluenzale negli ultimi cinque anni (stagioni dal 2014-2015 al 2018-2019)".

Quindi estrapolazioni (calcoli) e stime tra dati completamente svincolati dal punto di vista non solo temporale ma anche clinico, i cui esiti possono avere valenza a puro scopo statistico, senza rispecchiare la realtà di fatto che si vuole dimostrare rivelabile invece solo ed esclusivamente incrociando i dati di quanti sono stati classificati come pazienti covid-19 (tra tamponi, sintomi, ricoveri e decessi) e la loro effettiva, contingente, copertura vaccinale.
Ovvero con l'incrocio di due semplici dati rintracciabili istantaneamente per ogni categoria in esame.


Lo studio prosegue con un elenco di sette cosiddetti "confondenti", ossia variabili casuali che possono "confondere" le associazioni tra questi due fenomeni (vaccini anti-influenza e covid19) ma non mi soffermo perché in scienza e coscienza personalmente li ritengo imbarazzanti per lo scopo dello studio.

Si mostrano quindi i risultati di queste stime statistiche di cinque situazioni:

a) Tasso di copertura vaccinale anti-influenza. 
Come da premesse, in 21 regioni e provincie autonome di Trento-Bolzano si sono estrapolati dati dalle campagne vaccinali per gli over-65 del quinquennio 2014-2019. Significa percentuale di vaccinati in cinque anni precedenti all'epoca covid normalizzate su 100 mila abitanti (ovvero nessun numero assoluto di vaccinati per quel periodo in un preciso luogo, ma un "tasso" spalmato sia in senso temporale che spaziale per esigenze statistiche). 

b) Sieroprevalenza di sars-cov2. 
Significa la positività di anticorpi nel sangue al virus in esame tra marzo e giugno 2020. Si riportano numero di casi su 100 mila abitanti. Dato questo estremamente variabile perfino nel breve periodo.

c) Pazienti ospedalizzati con i sintomi sars-cov2. Numero di casi su 100 mila abitanti tra marzo-giugno 2020. Non si specifica in base a quali criteri sono stati attribuiti tali sintomi al sars-cov2 e non ad altri virus, dal momento che sono sintomi sovrapponibili ad altri quadri simil-influenzali.

d) Pazienti ospedalizzati in terapia intensiva sars-cov2. Numero di casi su 100 mila abitanti tra marzo-giugno 2020. Non si specifica in base a quale criterio sono pazienti con sars-cov2, dal momento che non esiste neppure una PCR standardizzata specifica per questo virus. 

e) Numero di morti attribuiti a sars-cov2. Numero di casi su 100 mila abitanti tra marzo-giugno 2020. Non si specifica in base a quali criteri sono stati attribuiti al sars-cov2, dal momento che non sono rinvenute neppure conferme da esami autoptici.

Insomma è uno studio dal mio personale punto di vista che fa emergere una correlazione fittizia tra dati fittizi.
I dati fittizi sono esito di riscontri sistematicamente privi di attendibilità scientifica stabiliti sulla carta per iniziativa puramente politica come facilmente osservabile analizzando i dati ufficiali.
La correlazione fittizia invece è il confronto di stime di una profilassi vaccinale e un quadro clinico di sindrome para-influenzale completamente slegati tra loro sul piano temporale e spaziale. 

Facciamo un esempio pratico ipotetico per comprenderci meglio.
Regione A: 10 milioni abitanti; 10 mila casi di malattia nel 2020 (1 caso su mille); 10% popolazione vaccinata tra il 2014-2019 (1 milione di abitanti vaccinati).
Regione B: 1 milione di abitanti; 10 casi di malattia nel 2020 (1 caso su 100 mila); 50% popolazione vaccinata tra 2014-2019 (mezzo milione di abitanti vaccinati).

A colpo d'occhio viene da dedurre che dove meno si è vaccinato (che è diverso dal numero assoluto come si nota anche nell'esempio) più è emersa la malattia. Se però si va ad analizzare la realtà e si rinvenisse che l'80% di quei vaccinati risiede nelle provincie dove si è riscontrato l'80% dei malati, la deduzione sarebbe esattamente opposta!
Purtroppo l'artificio statistico non fa emergere questa realtà, perché stime e calcoli estrapolati servono a diluire il fenomeno sullo spazio (e il database storico sul tempo) e quindi a mettere una mascherina virtuale alla realtà.

D'altronde è risaputo che se due persone mangiano una pizza, statisticamente possono averne mangiata mezza a testa anche se in realtà potrebbe essere che uno dei due ne ha mangiato una fetta e l'altro tutto il rimanente. 

Lo ribadisco: sono dati in possesso del Sistema Sanitario Nazionale sia avvenute vaccinazioni durante l'anno in corso sia esiti sierologici, ricoveri e decessi per presunto sars-cov2. Sarebbe bastato un semplicissimo incrocio di dati istantaneo, sarebbero bastati tre clic delle autorità pubbliche competenti. 
Invece si è dovuto aspettare lo studio statistico di un IRCCS privato per dimostrare il nulla, se non che c'è immenso bisogno di mascherare. Ad ogni livello. 

E l'altra notizia sensazionale della giornata qual è infatti? "La mascherina come un 'vaccino', potrebbe favorire immunità al virus"
A leggere l'articolo giornalistico si rinviene una serie di bestialità concettuali che si spera siano frutto dell'ingenua incompetenza del giornalista, anche se poi ci sono dettagli che deprimono le speranze.
La bestialità è ritenere la tecnica della vaiolizzazione una "rudimentale tecnica di immunizzazione", mentre è una pratica geniale che ricalca il fenomeno dell'immunizzazione naturale e che ha permesso di eradicare il vaiolo in un'epoca in cui la tecnologia non produceva neppure aghi e siringhe, mentre oggi con i vaccini ingegnerizzati monopolio di multinazionali finanziarie eradicare è un'utopia perché è sconveniente perfino produrre una copertura vaccinale che duri un anno.
La bestialità è ritenere una sorta di vaiolizzazione il contatto con una pezza lercia di materiale espirato, dal momento che non si innesca alcuna immunità sierologica come con la vaiolizzazione, mentre quella mucosale si innesca già indipendentemente dalla mascherina, e anzi la mascherina la ritarda e la compromette infiltrando i tessuti delle prime vie respiratorie e digerenti di una poltiglia microscopica di microfibre, pulviscolo atmosferico, residui di muco ed essudati farcito da vapore espirato, ossia una confezione di prodotto di scarto tossico.

Ecco in un solo giorno, in una sola anteprima di notizie ufficiali, una perfetta testimonianza di come la farsascienza mediatica stia dando il meglio di sé in questa nuova "normalità". E la chiamano pure sicurezza.