=

Traduci

Cerca nel blog

Quote latte, Xylella e Coronavirus. Il collaudo perfetto.

 18 ottobre 2020

La gestione politico-economica della covid19 sembra attuata con mezzi e scopi identici a quelli della Xylella qualche anno fa e delle quote latte qualche decennio fa. Stratagemma collaudato per distruggere certo settore agroalimentare italiano nel passato. Ora tocca al turismo italiano, patrimonio senza paragoni. Sempre tutte realtà rette da piccole-medie imprese famigliari messe in ginocchio per aprire le porte alle multinazionali straniere pronte al loro rimpiazzo. 

E' successo con l'olio extravergine di oliva che è un alimento principe nella dieta mediterranea e di cui l'Italia era produttore d'eccellenza, oggi sdoganato dall'olio prodotto nel Nord-Africa (dopo le primavere arabe) e infiltrato come "prodotto in Unione Europea". Una farsa-epidemia di parassiti degli olivi che davvero sembra la brutta copia di quanto sta avvenendo oggi con un virus del raffreddore. 

Ma stesso meccanismo anche con le quote latte: taroccamento del livello di produzione imposto di latte per far chiudere decine di migliaia di allevamenti famigliari nell'arco di un decennio e favorire l'entrata a prezzi stracciati di latte straniero  fresco o lavorato (prodotto in Nord ed Est Europa), o per la conversione in pochi allevamenti intensivi direttamente o indirettamente vincolati a capitali stranieri del settore mangimistico e farmacologico.

Infatti un grande denominatore comune tra latte, Xylella e Coronavirus è il farmaco.
Perché il prodotto d'allevamento intensivo ha come residuo da una parte quantità imponenti di pesticidi usati in agricoltura per la resa intensiva di alimento per animali, e dall'altra trattamenti farmacologici per potenziare la produzione (trattamenti ormonali e antibiotico-auxinici) e far fronte al deperimento animale iper-stressato da iper-produzione (trattamenti antibiotici, antinfiammatori, e vaccini). 

Nel caso della Xylella la situazione è simile ma ancora più sofisticata, perché si è condotta da una parte una lotta fitosanitaria chimica spietata a un parassita ambientale (da sempre contenuto con prodotti naturali innocui), e dall'altra l'eradicazione di olivi sani autoctoni per sostituirli con olivi OGM (geneticamente modificati) garanzia solo di profitto multinazionale sul breve-medio-lungo periodo. 

Quindi in un colpo due comparti italiani del settore alimentare distrutti, smantellati e riconvertiti a una impestata produzione intensiva di due alimenti cardine della dieta occidentale di centinaia di milioni di persone. 

Ora, a causa di una pandemia di covid-19 simulata dai governi di tutto il mondo da molto prima che scoppiasse, interi popoli dell'Europa mediterranea sono stati bombardati di sostanze chimiche (tra disinfettanti e farmaci più o meno sperimentali) e stress psicofisici (tra mascherine, segregazioni, distanziamenti). Come bovini da latte padani e olivi salentini. A causa della covid-19 si son visti perfino in qualche provincia isolata della Pianura Padana (impestata da inceneritori e piani vaccinali massicci) decine, centinaia di ammalati sradicati dagli ospedali per esser cremati dopo esser stati trattati in modo errato, alla stregua proprio di migliaia di olivi pugliesi sanissimi, incolpati di essere vicini a un olivo compromesso da trattamenti o semplicemente dall'età... ma "con la Xylella" (anticipazione del "con coronavirus", così come l'operazione mediatica della "xylella-batterio killer" alla stregua del "coronavirus-nemico invisibile").

Fatto è che ora a causa della positività a un raffreddore, guarda caso in tutti i soliti paesi del mediterraneo martoriati da troike e austerity (Spagna, Portogallo, Italia, Grecia) il settore della ristorazione, alberghiero e dell'intrattenimento (hotel, discoteche, ristoranti, pub, bar) ovvero tutto ciò che permea attorno al turismo, è stato immobilizzato in attesa di fallimento. Come con le anestesie prima dell'eutanasia (per non dire che se si esagera con l'anestesia si muore anche senza eutanasia).

E noi qui milioni di persone teledipendenti tutte fiere in mascherina, perché fa sentire magari un po' infermieri e dottori protagonisti di famose saghe televisive trash-sanitarie. Pazzesco. Come se non bastasse la follia di esser convinti di alimentarci tutti i sacrosanti giorni di latte e olio privi di residui tossici.