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RIP Toto Cotugno. Cantautore sacrificato sull'altare di una morale da demolire

 24 agosto 2023

Io penso ci sia poco di puro e spontaneo nella musica main-stream da Elvis in poi.

Ovvero da quando la musica, con la comparsa delle radio e poi televisioni in ogni domicilio dei cittadini occidentali, è diventata prodotto di consumo di massa funzionale da una parte a profitti colossali di case produttrici multinazionali del settore, dall'altra a strumento sociopolitico per veicolare messaggi subliminali e propagande ideologiche.

Rispolverando la carriera musicale di Toto Cutugno in occasione della sua morte, mi risuonano le ennesime conferme di quanto ipotizzato di recente con i fenomeni rock, beat, punk, grunge, rap, trap e compagnia bella.

Mi ha colpito in particolare di Toto Nazionale come si sia sfruttata la sua immagine da tenebroso sfigato per affibbiargli tematiche da cantare che negli anni '80 dovevano essere tacciate per decadenti, vecchie, noiose, tediose: i valori della famiglia, dell'amore sentimentale, del patriottismo.

Artisticamente lanciato sul palco di Sanremo a più riprese per essere a più riprese ridicolizzato e bullizzato dalla critica, eccetto in un'occasione: quando di mezzo c'è stato un luminare internazionale a interpretare il suo brano (Ray Charles).

In perfetto stile Finestra di Overton anche Toto Cotugno è stato una pedina per minare nell'inconscio collettivo i principi di una certa morale che andava demolita nei decenni a seguire, e sostituita col vuoto esistenziale quando è sembrato noioso e tedioso conviverci perfino con le macerie.

Io, classe 1980, ero un bambino che ascoltava incantato alla TV le sue L'Italiano, Ragazzi di oggi, Emozioni...

Oggi sono adulto e di tutto questo che cantava vedo attorno solo i fantasmi. Ma in mezzo rimane viva ancora l'anima con la sua musica.