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Delitto Pifferi. Trent'anni di alessitimia banalizzati.

 15 marzo 2024

«Io pensavo che il latte nel biberon che le avevo lasciato in casa bastasse». Ha risposto così al pm che la interrogava, Alessia Pifferi, 37 anni, la donna accusata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti nella sua culla la figlia Diana, 18 mesi

https://www.iodonna.it/attualita/costume-e-societa/2023/09/19/diana-pifferi-parole-choc-tribunale-processo-alessia-morta-culla-stenti-sola-sei-giorni/


,,, Elvezio Pirfo, rispondendo all’avvocata Pontenani, ha specificato di non aver “mai pensato di negare che la signora Pifferi avesse un istinto materno”, ma nella 38enne “prevale la dimensione della donna rispetto a quella della madre”.

[...]

Marco Garbarini, psichiatra consulente della difesa, riferisce che la “qualità delle risposte” di Alessia Pifferi è la stessa di “un disco rotto” ed è dell’opinione che quello della 38enne sia un caso di “funzionamento assolutamente menomato” da collocarsi in un “disturbo dello sviluppo intellettivo”. ,,,

https://notizie.virgilio.it/alessia-pifferi-e-i-sintomi-di-alessitimia-nella-perizia-psichiatrica-mostrata-al-processo-di-cosa-si-tratta-1610859


La prima volta che incontrai la parola #alessitimia fu leggendo L'intelligenza emotiva di Daniel Goleman, ed era circa l'anno 2000.

Ma il testo era di metà anni 90. 

Ebbene dopo 30 anni, si è ancora fermi su questo dilemma: è un disturbo, una patologia, una malattia, essere annichiliti davanti al proprio prossimo causandone danno (fino alla morte), o un sintomo, un segnale soggettivo, non esito di disfunzioni psico-fisiche?

Uno starnuto è un sintomo. Un colpo di tosse è un sintomo. Possono esserci per un po' di polvere, oppure per una polmonite. La prima non è una malattia, la seconda sì.

Allora questo delitto lo paragoniamo a un po' di polvere, o a una polmonite?

Personalmente, da quel poco che so di medicina e da quel tanto che mi appassiona la psicologia, vedo due drammi sociali in questo panorama scaturito da un caso di cronaca nera.

Il primo dramma è che l'ambiente medico scientifico ha talmente "banalizzato il male" negli ultimi decenni che chissà se anche la Arendt avrebbe preferito starsene zitta, col senno di poi.

La seconda è che la società è diventata una fucina di zombie emotivi, che chissà se Michael Jackson nel suo Thriller era consapevole che gli avevano commissionato una rappresentazione del futuro, in cui i fan dovevano cominciare a rispecchiarsi, divertendosi. 

Tanto morire di stenti sarebbe diventato banale come uno starnuto per un po' di polvere, che a nulla serve distinguere da quello per una polmonite, agli zombie.