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INTELLIGENZA EMOTIVA Scusa, mi dispiace.

6 marzo 2020

Vivere atteggiamenti sbagliati o offensivi è una situazione che accade nella quotidianità a qualsiasi età e in qualsiasi tipo di relazione, in famiglia, tra amici, in coppia, a lavoro.

Per porre rimedio all'errore basta poco o tanto, a volte nulla (nel senso che non si riesce proprio). Ognuno ha i suoi tempi, ognuno ha i suoi modi, ma nell'infinità di dimostrazioni relative agli individui in causa e alle loro circostanze quasi sempre sono due le parole chiave, oggettive, che si esterna per comunicare la #consapevolezza del problema.

"Scusa" e "Mi dispiace".

Hanno lo stesso peso queste due espressioni? Sono sullo stesso piano? Proviamo ad analizzarle in termini generici, ma pur sempre utili ad orientarci per entrare in #empatia con chi ci relazioniamo.

Dire "mi dispiace" significa che si è entrati in empatia con chi abbiamo ferito, non necessariamente di sentirsi in colpa di averlo fatto. Esprime "mi dispiace" chi riconosce che c'è stata una rottura e di esserne causa, di soffrirne alla pari di chi ha subito quella rottura, ma niente di più. Chi si ferma a un "mi dispiace" significa che non ha nulla di cui scusarsi, perché sa che il suo gesto non è stato un errore, uno sbaglio, ma una logica conseguenza di una determinata circostanza, una situazione di fatto, che in quanto tale può ripetersi e che probabilmente si è pure già ripetuta prima.

Chiede "scusa" invece chi è consapevole che nel suo gesto di rottura è mancata una qualche forma di rispetto o di aver in qualche misura offeso, intenzionalmente o meno. "Scusa" è il riconoscimento di un errore, di uno sbaglio, ed è senza dubbio una dimostrazione anche di essere dispiaciuti. Ma per cosa?

Probabilmente chi dice solo "mi dispiace" è obiettivamente dispiaciuto, empaticamente, della sofferenza altrui che ha scatenato, pur non sentendosene responsabile. Chi chiede "scusa" probabilmente è dispiaciuto innanzitutto per sé, perché sente la responsabilità del proprio errore e percepisce un fallimento esistenziale cui porre rimedio per una propria necessità di crescita, personale e relazionale.

Ecco perché "mi dispiace" è un'espressione indice di intesa di uno stato d'animo, ma non garanzia, come può esserlo uno "scusa", di comprensione di cosa lo ha determinato e soprattutto di cosa lo può superare.

Sentirsi dire "mi dispiace" o "scusa" può fare un'enorme differenza anche valutando le tempistiche. Ma qui si entra in sfumature davvero all'estremo del relativismo, perché dipendono davvero dalle singole specifiche circostanze in causa. Per cui in sé, queste due espressioni, significano isolatamente davvero poco. Perché una o l'altra o entrambe possono essere dette anche per opportunismo, per diplomazia, per necessità, e questo quasi sempre quando ormai è tardi.

Se dette per virtù, però, lo si capisce subito, proprio perché sono dette al momento giusto. E il momento giusto è squisitamente questione di #IntelligenzaEmotiva.