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Abortire è un suicidio dell'anima col corpo di un'altra persona

 11 agosto 2022

Parlare dell'aborto è complicato perché di mezzo c'è anima e corpo di due persone che si fondono in una nuova, considerata quest'ultima biologicamente senza anima e istituzionalmente senza corpo fino al momento della nascita.

Ora, se di mezzo ci sono le prime due persone che considerano la terza un loro simile in tutto e per tutto fin dal concepimento, parlare di aborto significa parlare sempre e solamente di una tragedia privata, senza alcuna necessità di dibattito pubblico.

Quando invece di mezzo ci sono le prime due persone che non ritengono la terza a loro simile, parlare di aborto diventa alquanto imbarazzante. 

Accade innanzitutto che una delle due persone che si fondono, il padre, non viene neppure considerata. E così per esclusione risulta rilevante biologicamente e istituzionalmente solo la volontà della madre, e anima e corpo per comodità intellettuale e morale vengono intesi appartenere solo a lei.

Ma soprattutto accade che parlare di aborto in questi casi non è più parlare di una tragedia, ma una mera questione di diritto di una sola parte in causa.

L'aborto perciò diventa tanto importante quanto banale proprio quando si parla di fecondazioni in vitro e uteri in affitto: si annulla ogni problema di anima e corpo dei genitori biologici con qualche consenso informato la cui firma si ottiene inducendo alla disperazione esistenziale, mentre anima e corpo della terza persona appaiono perfino superflue da considerare essendo ritenuta un semplice prodotto con scarse probabilità di arrivare a maturità. 

Quando si parla di aborto occorrerebbe allora, a mio avviso, avere chiara la distinzione dei piani in cui si considera la consapevolezza di anima e corpo degli individui coinvolti. Se c'è consapevolezza di una nuova vita come prodotto per appagare ambizioni personali a qualsiasi costo e prezzo che decide il singolo individuo (la madre), oppure prodotto dell'esistenza al costo e prezzo che decide la vita stessa con le sue leggi naturali unendo due individui in un terzo, considerandosi alla pari. La cultura della vita, dell'esistenza, del corpo e dell'anima.

Penso sostanzialmente perciò che abortire sia un suicidio dell'anima con il corpo di un'altra persona. Penso anche che non nascere dal corpo di chi liberamente sceglie di suicidare la propria anima sia una cosa positiva.