=

Traduci

Cerca nel blog

Di Maio con la regione di Bibbiano non è più venuto a Capo.

24 gennaio 2020

Potrebbe diventare proverbiale nell'ambiente del M5S: chi di Bibbiano ferisce, a Bibbiano perisce.
Il primo capo politico nella storia del M5S si è dimesso da appena due giorni (22 gennaio 2020) dopo quasi due anni di forti critiche da diverse parti della base e dei portavoce, ma lo fa proprio a quattro giorni dalle elezioni regionali in Calabria... ed Emilia Romagna.

fonte foto La scala del paradiso
Coincidenze forti, enormi, troppo importanti, di cui davvero non è il caso di tralasciare nessun dei tanti fatti dettagliati che si inseriscono, come causa e come effetto, in questo evento.
Dettagli che ripropongo in questo post secondo un'analisi personale e che parte da un personale punto di riferimento ripreso dal titolo: il famigerato scandalo socio-sanitario di Bibbiano "Angeli e Demoni".

Facciamo il punto della situazione sull'atteggiamento del M5S verso questo scandalo, atteggiamento che ricalca pur con tante sfumature quello evoluto verso altri grandi temi e che, dal mio punto di vista, ha determinato in pochi mesi il calo del consenso al M5S dal 32% (marzo 2018) a un 15% circa dopo pochi mesi, perdurato fino ad oggi a distanza di due anni e mezzo.

Di quale atteggiamento stiamo parlando? Parliamo di Bibbiano. Le indagini che hanno portato alla luce lo scandalo "Angeli e Demoni" (autentico sistema di distruzione della famiglia italiana attraverso l'abuso di autorità istituzionali giuridiche e socio-pedagogiche) sono partite da una segnalazione fatta da una comune cittadina entrata come portavoce M5S in amministrazione comunale in Val D'Enza (Unione di Comuni in cui rientra Bibbiano): la consigliere M5S Natascia Cersosimo.
Questo dettaglio a distanza di tanti mesi forse sfugge ancora a molti, scandalosamente perfino alla leader di Fratelli D'Italia.

Si era appena a luglio del 2019. Nell'aria annunci di crisi del governo giallo-verde da parte del leader leghista tali da portare Di Maio a lanciare forti moniti di moderazione riguardo certe illazioni di intesa tra M5S-PD, dichiarando senza mezzi termini "mai con il partito di Bibbiano che toglie i bimbi alle famiglie con l'elettroschock".

Costerà cara questa affermazione coraggiosa. Sul piano legale e sul piano mediatico-politico. Quello legale da parte dei futuri compagni di governo del PD nel Conte-2, insediatosi appena tre mesi dopo quella dichiarazione a quanto pare querelata. Sul piano mediatico da parte dei precedenti alleati leghisti che non perderanno ulteriori occasioni di tacciare per incoerente e voltafaccia il leader M5S.

Neanche si fossero messi d'accordo PD e Lega, Di Maio nel loro sacco ci è caduto clamorosamente. Fatto è che dal giorno dopo l'intesa di governo M5S-PD a settembre 2019, la parola "Bibbiano" è sparita dal vocabolario del M5S a qualsiasi livello, perfino in vista delle imminenti elezioni regionali di casa in Val D'Enza.
Ma anzi è proprio per questo appuntamento che i vertici del M5S, garante e capo politico in prima linea, dimostrano un autentico terrore. Come se non bastasse in modi subdoli, imbarazzanti, a dirla tutta vergognosi. E lo dico da convinto sostenitore e attivista del M5S fin dagli "Amici di Beppe Grillo".

 Basta riascoltare le dichiarazioni rilasciate dai due reggenti per comprendere a cosa qui ci si riferisce. Dichiarazioni pochi giorni dopo che il voto su Rousseau ha espresso la volontà di presentare le liste alle regionali in Emilia e Calabria, contro la proposta dei vertici di sospendere la corsa in vista di cotali "Stati Generali" del M5S.
Perché tale è stato il terrore di presentare una lista M5S nella regione di Bibbiano a gennaio 2020 (mentre da settembre 2019 si governa con il "partito di Bibbiano") da proporre l'urgenza proprio a novembre 2019 di concentrarsi sugli "Stati Generali" di marzo 2020, due mesi dopo le suddette regionali.
In questa intervista traspare una tristezza autentica mascherata da sorrisi velati. Un imbarazzo totale incontrollato che sfocia in un cinismo rasente la meschinità verso i valori fondanti del M5S, la storia stessa del M5S, sconfinando perfino in una mistificazione delirante sui principi della termodinamica.
In pochi minuti viene calpestato il valore cardinale di essere un movimento civico nato solo ed esclusivamente per entrare nelle istituzioni e cambiarle da dentro, e lo fa il suo stesso garante ammettendo che presentare una lista in Emilia (addirittura non cita neppure la Calabria, così lontana da Bibbiano da sparire dalle sue preoccupazioni) significa la volontà di andare ad "elemosinare voti", consapevoli dopo un anno di crollo a più riprese che si tratterà di un'altra sconfitta elettorale. Praticamente il garante che umilia la base per non aver saputo rinnegare l'intera storia stessa del M5S in nome di una ignobile "ragion di stato". Umilia perché è grazie all'azione di milioni di attivisti che hanno elemosinato voti nei loro territori per un decennio che il M5S è arrivato a sedere nelle massime istituzioni: è così che Di Maio è diventato parlamentare, presidente della Camera, ministro, vicepresidente del Consiglio, non con gli spettacoli di Beppe Grillo. "Sapevatelo".

Dettaglio meno importante ma non per questo meno inquietante è la completa incomprensione del significato del caos e dell'entropia in natura, per giustificare caos interno al M5S e ribaltamento di posizioni politiche (tra intese di governo e promesse elettorali) determinate e volute solo ed esclusivamente da un pugno di dirigenti, capo e garante compresi.
Perché l'entropia è uno stato di disordine tipico dei "sistemi aperti". L'ordine, ossia la diminuzione di entropia, è tipico invece dei "sistemi chiusi" dove le parti possono interagire organizzandosi in modo stabile. La biologia è ordine, la vita è ordine, la sua evoluzione è evoluzione ordinata perché chiusa in un sistema naturale con dei confini ben precisi (il Pianeta Terra). Ma questo gli esperti del blog di Beppe Grillo, e il suo neurologo, all'autore non l'hanno evidentemente mai spiegato. Ma non ragioniam di loro... guardiamo e passiamo.

Perché dunque dimettersi proprio quattro giorni prima delle elezioni in Emilia-Romagna (e Calabria)?
Nelle sue dichiarazioni all'elettorato in concomitanza dell'evento sul "team del futuro" Luigi Di Maio rimarca la motivazione "mi dimetto così da favorire il percorso verso gli Stati Generali".
Ma il motivo vero, stando alle evidenze dei fatti per tempi e luoghi, è evitare nel modo più assoluto di rendere il voto di emiliani e romagnoli un segnale di fallimento politico di "Luigi Di Maio capo politico M5S in intesa di governo con il partito di Bibbiano".

Perché se dovesse risultare che il M5S ottiene anche un solo 20% in Emilia Romagna, da solo, con la sola forza di volontà e coraggio della base di attivisti che si fanno portavoce con lo stesso spirito di Natascia Cersosimo davanti a "demoni" occultati da tutti gli altri, e ottenere questo risultato quando persino il loro capo politico (e il loro garante) li avevano screditati al punto di suggerire di non presentarsi, allora questa sarebbe la dimostrazione che i vertici del M5S hanno fallito strategie politiche lungo due interi anni di governo del M5S, e che la base pretende il timone del M5S in una autentica democrazia diretta.

Che la strategia politica abbia fallito ai vertici (non con i portavoce nel complesso, non con la base, ma ai vertici) è facilmente dimostrabile su più fronti.
Innanzitutto l'errore più clamoroso di partenza è aver mistificato la figura del capo politico, istituita nel M5S insieme ad altre nuove figure proprio in vista delle politiche del 2018 per dare l'urgente solidità interna al M5S, carente e dolente fin dalle origini.
Mistificato perché il giorno dopo lo straordinario risultato elettorale del 4 marzo 2018 (a dimostrazione che tale riorganizzazione ispirava fiducia nell'elettorato e segno di maturità) il capo politico è stato usato come un burattino per competere con i colleghi leader di Lega, FdI, PD, e Berlusconi.
Dal momento poi che il burattino leghista fu emancipato a reti unificate dai poteri mediatici (il supereroe "capitano") tale mistificazione degenerò in un altrettanto supereroe in grado di fare il capo politico, il ministro in ben due ministeri, e pure il vicepresidente del consiglio.
E' obiettivamente davvero sconvolgente, grillinamente parlando, la disinvoltura con cui è stata annodata quella cravatta nei pluri-incarichi. No, Gianroberto non lo avrebbe mai permesso. E non per evitare di pentirsi di aver regalato un libro.

La strategia politica ha fallito purtroppo anche sul piano del governo vero e proprio, anche se non totalmente. L'azione del M5S in due anni e mezzo ha dato frutti straordinari sul piano economico-sociale: reddito di cittadinanza, quota 100, taglio dei parlamentari, taglio dei vitalizi.
Sul piano ambientale-sanitario si è rivelata invece, programma elettorale alla mano, una allarmante delusione, pur mettendo alla guida dei rispettivi ministeri persone di somma levatura morale come il ministro Sergio Costa e di presumibile competenza come l'ex ministro Giulia Grillo.
Innanzitutto nell'approvazione del TAV Torino-Lione e il proseguo del TAP il governo non ha minimamente preso in considerazione gli impatti ambientali di queste "grandi opere".
Ancora peggio verso l'obbligo vaccinale diretto a un'intera nuova generazione di italiani, che ha inquietato l'intera nazione ben oltre la minaccia di penalizzare la sua inosservanza con l'esclusione della patria potestà come desiderava il partito che ha imposto tale obbligo... e che amministrava pure Bibbiano. Peggio perché una volta al governo, una riformulazione di tale obbligo nei termini quanto meno precedenti era azione realizzabile in pochi mesi se non settimane. Invece l'atteggiamento avuto è stato come quello poi ripetuto sullo scandalo Angeli e Demoni: totale omertà sul tema, lungo due anni e mezzo di governo. Omertà in linea con i desiderata dell'informazione main-stream che hanno demonizzato il fenomeno creando mitologiche figure di untori no-vax al fine di spostare il problema in tensioni sociali, e parallelamente instaurando una attività di debunker da parte di professionisti privati (sanitari e non) propagandando esclusiva informazione pro-obbligo praticamente ovunque, senza di distinzione di area pubblica o privata.
Insomma la vittoria delle multinazionali del farmaco sul M5S, che aveva fatto tutta la sua campagna elettorale contro l'obbligo vaccinale per voce della sua stessa ministra. Vittoria che oltre al danno del crollo elettorale ha presentato la beffa, portando il garante Beppe Grillo nell'arco di pochi mesi a dichiarazioni e azioni deliranti in tema sanitario-scientifico, quali la lotta per la liberalizzazione della cannabis parallelamente alla lotta contro la pericolosa "acqua fresca" omeopatica, o la firma di un "patto per la scienza". Ma quale scienza? Quella dei debunker privati e le loro organizzazioni.
A questo si è ridotto il M5S con il suo garante, dopo trent'anni di spettacoli, libri, e azione civica contro il potere di big-pharma e a favore della sanità pubblica.
Ma su questo orizzonte sarà interessante l'esito delle prossime regionali in Emilia Romagna anche per la presenza del Movimento 3 V Vaccini vogliamo verità. Contare quanti voti avrà perso il M5S per il solo atteggiamento verso l'obbligo vaccinale è un dato obiettivo che si può rilevare solo se sono in gara entrambi i movimenti, e anche questo a suo tempo deve aver terrorizzato i vertici del M5S nel concorrere in questa regione.

Analogo atteggiamento infine anche sulla tecnologia 5G, microonde sperimentate al momento solo in ambito militare. Sperimentazione avvallata dal governo del M5S in barba a qualsiasi principio di precauzione, di nuovo con l'atteggiamento di obbedire a desiderata dell'industria tecnologica multinazionale e sovranazionale.

Ma il fallimento della strategia politica del M5S ha raggiunto il suo apice quando il suo capo politico ha ridato fiducia (per un governo con quel PD) a quello stesso Giuseppe Conte che pochi giorni prima aveva approvato il TAV (come voluto da quel PD) sulla base di puri fattori finanziari per di più aleatori, con enorme disapprovazione del M5S (usciti dall'aula parlamentare nel suo intervento di approvazione) e rammarico del capo politico stesso. In dichiarazione di dimissioni Di Maio su Conte afferma "su alcune cose non siamo stati sempre d'accordo, ma la sua onestà intellettuale è rara e sono particolarmente orgoglioso della scelta che abbiamo fatto". Quindi la battaglia decennale sul TAV Torino-Lione bandiera di un movimento di milioni di persone è ridimensionata semplicemente a una cosa in cui due individui non si sono trovati d'accordo, e motivo di orgoglio per la fiducia nel premier che l'ha approvato.

La strategia politica ha fallito poi senza ombra di dubbio sul piano comunicativo, eppure tra i ringraziamenti nel suo discorso di dimissioni Di Maio si sofferma proprio sull'efficienza dello staff addetto alla comunicazione. "Senza di voi non ce l'avremmo mai fatta". Non si riferiva certo all'essere passati dal 32% al 15% in pochi mesi di governo, o ad aver mantenuto simile crollo lungo 30 mesi di governo.
Il più clamoroso fallimento comunicativo lungo queste brevi ma intense prime esperienze di governo del M5S a mio avviso è stato il quesito posto per confermare o meno Di Maio come capo politico a maggio 2019: "confermi Luigi Di Maio come capo politico del MoVimento 5 Stelle?". Chissà quale esito ci sarebbe stato se si fosse chiesto "confermi che Luigi Di Maio debba mantenere tutte le cariche politiche attuali?". 
Invece di mettere in discussione la strategia fallimentare del supereroe e del pluri-incarico contro ogni logica ed etica politica del M5S, si è finalizzato il voto a una questione di fiducia o meno sulle capacità politiche dell'individuo. Una sofisticazione vera e propria del problema reale per vedersi riconosciuta una soluzione di comodo.
Senza di loro il M5S non ce l'avrebbe mai fatta. Forse intendeva nel far comunicare al meglio i nodi della cravatta secondo la guida pratica regalata dal compianto fondatore.

In quel discorso di dimissioni poi c'è un ulteriore ringraziamento istituzionale diretto al presidente della repubblica Mattarella. "Voglio ringraziare il Presidente Mattarella per aver consentito al M5S di far parte di due governi, e per la guida che ha saputo dare a questo paese anche quando la politica non era per niente lucida".
Queste le parole, appena 18 mesi dopo l'intenzione di impeachment di Mattarella da parte di Di Maio, quando in fase di formazione del governo giallo-verde dopo quasi tre mesi di trattative da marzo a giugno 2018, Mattarella sembrava ad un passo dal nominare un governo tecnico (sogno dei sogni dell'élite europea). Senza quella mossa di Di Maio forse non ci sarebbe stato alcun governo del M5S e oggi ci ritroveremmo pure Mario Draghi premier di un ennesimo governo tecnico.
Ecco perché considero personalmente quella mossa di Di Maio una delle più straordinarie sul piano politico degli ultimi 40 anni, paragonabile solo a una risoluzione della crisi di Sigonella.
Ma lui e l'intero vertice del M5S valutando i ringraziamenti espressi in fase di dimissioni, evidentemente non sono dello stesso parere. Lo erano forse ma non lo sono più perché "oggi il M5S è cambiato, oggi è il caos e si è orgogliosi del caos..." riprendendo le dichiarazioni scandalose di garante e capo a ridosso della volontà di partecipazione espressa dalla base per la tornata elettorale in Emilia Romagna...e Calabria.

Concludo questa disamina proprio con un altro appunto su quel video. "Il referente è lui, il capo è lui, quindi non rompete i cogl*", dice Beppe alludendo alle critiche forti da parte di più portavoce divenute insostenibili già a novembre 2019. Qualcuno non ha smesso di rompere, e si è ritrovato espulso. Ufficialmente risulta "per il voto contro la risoluzione del M5S". Ma anche qui si dimostra una enorme contraddizione. Perché un altro portavoce un mese prima aveva votato contro la linea adottata dal M5S nelle istituzioni europee, eppure siede ancora nelle fila dei portavoce. Si parla dei casi di Ignazio Corrao prima e Gianluigi Paragone dopo. Due pesi due misure sulla pelle (ovvero dignità) di portavoce. Di persone. Ma son dettagli, e nel M5S si è fieri del caos totale senza esclusione dei dettagli. I vertici, il garante e l'ex-capo, ne erano e ne sono orgogliosi. Ma talmente orgogliosi che a Imola, a ottobre 2019, un mese prima di queste dichiarazioni, a seguito delle dimissioni del sindaco M5S Manuela Sangiorgi, sembrava quasi non si vedesse l'ora di questo epilogo, dopo 15 mesi di totale abbandono da parte dei vertici che incoraggiavano solo al commissariamento (a detta dell'ex sindaco). 
Ecco, Imola è a 120 km da Bibbiano, se mai può illuminare sulle analisi fatte all'inizio. Ossia il tentativo più o meno subdolo da parte del M5S di togliersi come presenza politica dalle storiche roccaforti del centrosinistra, dove si è arrivati a cupole di potere in grado di creare mostruosità alla stregua di Angeli e Demoni. Togliersi in nome di chissà quale patto politico-finanziario per calare omertà sulle istituzioni deviate sul tema famiglia, in stile "patto per la scienza" stipulato per ottenere omertà sugli obblighi vaccinali.

Davvero allora alla base oggi non resta che ripartire dalla Calabria e dall'Emilia-Romagna per imporsi sui vertici con ordine, più di tutto quello della coerenza.
L'Emilia-Romagna, la regione di Bibbiano, la regione di attivisti-portavoce come Natascia, eroi che sono tali non perché in concorrenza con figure mascherate della propaganda mediatica, ma per coraggio, per spirito di abnegazione, per imperativo morale.
Non sarà più un voto ora contro Di Maio- Capo politico, ma un voto contro questioni di principio e di stile. Un voto contro il caos. Un voto per l'evoluzione della vita con il suo ordine, i suoi punti di incontro anche dentro la società umana con le sue amministrazioni: altro che "città piene di fermento di robe una contro l'altra" del Dottor Beppe Grillo e il suo neurologo.