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Wuhan, come il doppio dei veneti in mezzo Veneto

27 gennaio 2020


Wuhan capoluogo della provincia dello Hubei, e la più popolosa città della Cina centrale. 
Fonte wikipedia

Si parla di 1300 abitanti su chilometro quadrato, densità paragonabile a una città come Vicenza (fonte wikipedia)
Ma parla di 11 milioni di abitanti su circa 8 mila km quadrati: praticamente più del doppio della popolazione veneta... sopra nemmeno metà superficie del Veneto.
Far partire una epidemia di qualche agente infettivo, in condizioni del genere, è davvero facile. Più che mai diffonderla se si tratta di agenti ad alta morbilità (che non significa ad alta patogenicità, che non significano ad alta letalità). E ancor di più in un mondo globalizzato con frenetico flusso di persone, animali, e cose.

Ma ecco anche cosa si legge in articolo del 2017 pubblicato su Nature e ripreso da Le Scienze (su preziosa segnalazione del Dr. Stefano Manera)

A Wuhan, in Cina, sta per essere inaugurato un laboratorio in grado di gestire gli agenti patogeni più pericolosi del mondo.
La mossa è parte di un piano per costruire tra i cinque e i sette laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL-4) in tutto il continente cinese entro il 2025, e ha generato molta eccitazione, ma anche perplessità.

Fonte Le Scienze

Ancora più perplessità invece destano le notizie oscurate sulle condizioni cliniche delle vittime di questo virus stando ai numeri di inizio epidemia, il 23 gennaio, eccetto in rare eccezioni:
Quasi la metà delle 17 persone uccise finora dal coronavirus diffusosi nella città cinese di Wuhan aveva più di 80 anni, e la maggior parte aveva problemi di salute preesistenti. Lo riferisce il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, citando i dati resi noti dalle autorità sanitarie cinesi. Otto delle vittime avevano più di 80 anni, e due più di 70; tra i pazienti morti poi si contano cinque sessantenni, un uomo cinquantenne e una donna di 48 anni, la vittima più giovane.
Tutti i contagiati — 13 uomini e quattro donne — provenivano dalla provincia dell’Hubei, nella Cina centrale, e sono stati curati negli ospedali nel sua capitale, Wuhan, dove il virus si è manifestato per la prima volta dicembre. Almeno nove vittime erano in cura per patologie come diabete, cirrosi epatica, ipertensione arteriosa, malattie cardiocircolatorie e morbo di Parkinson.

Di questo forse non accenna il noto virologo operante in un noto ospedale privato e professore della relativa università privata, depositario di diversi brevetti in campo immunologico, il cui unico sermone recitato alla perfezione nei canali privati e pubblici che gli confezionano spazi esclusivi è incentrato sulla strategia della tensione, mettendo in guardia perfino dalle "persone sane perché potrebbero trasmettere il virus".
Affermazione al limite del grottesco mediatico e scientifico, che ricordano tempi in cui i malati di AIDS venivano emarginati per fobie ipocondriache.

Quanto bello sarebbe sentire politici ed esperti della sanità pubblica sensibilizzare sul fatto che le strategie di controllo epidemiologico oggi funzionano bene di fronte a situazioni di emergenza, in Italia come in Cina, e che occorre rimediare a condizioni di urbanizzazione centenarie in cui le persone vivono costipate come animali di allevamento intensivo, e destinate perciò alle stesse condizioni precarie di salute fisica, psichica, e salubrità ambientale, tali da farle soccombere già da decenni a una miriade di agenti tossici, spesso vera causa primaria di morte e malattie solamente peggiorate da agenti infettivi.

Che bello sarebbe vivere in una economia oltre la speculazione ambientale e sanitaria della finanza