=

Traduci

Cerca nel blog

La mia plastica storia italiana di Silvio Berlusconi 1994-2011.

 15 giugno 2023

Questa rivista propagandistica elettorale risale al marzo 2001. Campagna elettorale che avrebbe visto vincente il Governo Berlusconi II (il primo durò appena un anno, nel 1994-1995, dalla "discesa in campo di Silvio" al colpo basso degli alleati della Lega-Ce-L'ha-Duro).

Rotocalco di centoventidue pagine a colori che il magnate editore inviò a ogni famiglia. Centoventidue pagine con i dettagli sulla vita privata, imprenditoriale e politica del Cavaliere.

Io allora avevo 21 anni e non vedevo l'ora di manifestare per la prima volta il mio diritto di voto. 

Allora la scelta era tra centrodestra e centrosinistra, e bastava anche meno di quella rivista per capire che dopo cinque anni di legislatura di centrosinistra passati per quattro governi (un Prodi, due D'Alema, un Amato) forse era il caso sperimentare qualcosa di nuovo.

Però ammetto che fin dall'inizio, fin dal 1994, Berlusconi non riuscì a comprarmi politicamente come riuscì a comprarmi la fede calcistica qualche anno prima. 

Ma la dinamica delle due cose fu una lezione di vita magistrale. E mi segnò come essere umano sul piano civico e perfino religioso. 

Il fatto è che a fine anni 80 nel mio quartiere tutti i più grandicelli erano juventini. E io ovviamente tifavo juve. Branco e capibranco, non c'erano alternative. Ma poco dopo le alternative arrivarono eccome, e io insieme a qualcun altro ci innamorammo di quel trio olandese che sconvolgeva le difese avversarie. 

Eravamo così piccoli che il nome delle coppe neppure ce lo ricordavamo. Non ci interessava. Ci ricordavamo solo di chi giocando faceva sognare. E quei tre erano puro spettacolo. A noi interessava solo lo spettacolo. 

Così qualcuno della cerchia oltre a me cominciò a tifare rossonero invece che bianconero, e ne seguirono discordie, antipatie, inimicizie. 

Allora non dico che era meglio il pensiero unico juventino. Affatto. Era meglio quando una valeva l'altra perché una ce n'era che si distingueva, e questo comportava che a nessuno interessava alcuna competizione, in campetto, ma solo il calcio spettacolo. 

Quanto bello sarebbe, lo sport, se si gareggiasse solo per mostrare quando bene si gioca in un'occasione di gioco di una partita? Senza competere per un titolo che crea solo rivalità, invidie, odio? Oltre che occasione di corruzione per raggiungerlo...

Dal 1994 al 2001 quindi il mio interesse per la politica, vedendo comparire nello scenario un personaggio che trovavo antipatico per lo zampino che aveva messo nel nostro giovanile puro e casto amore per il pallone, non ebbe gran seguito. 

Ricordo tuttavia che alle scuole medie e superiori, così come nell'ambiente dell'azione cattolica, insegnanti ed animatori ci testimoniavano l'importanza dell'educazione civica con grande passione e fervore. 

Probabilmente furono anni di grande chiamata alla responsabilità civica verso le nuove generazioni a causa dello sconvolgimento che causò la concomitante epoca stragista, per eccellenza con la morte di due eroi nazionali come Falcone-Borsellino, scorte e consorte al seguito. E questi fatti tragici per forza di cose associati dagli adolescenti alla politica, a loro volta allontanarono la mia generazione dall'interesse politico.

I contemporanei scandali di tangentopoli e mani-pulite furono poi la ciliegina sulla torta. 

Arriviamo però al 2001. A 21 anni non si è più adolescenti. Si è giovani con la voglia di dimostrare di essere uomini. E per dimostrare di essere grandi cosa si può fare, se non informarsi?

Divorai quella rivista. Ne rimasi profondamente ammaliato. Sembrava tutto vero. Ricordo di essermi perfino commosso da quanto l'operazione psicologica di quella narrazione mirava alla pancia di un elettore. 

Non divenni attivista di quel partito ma decisi di dare fiducia a quel personaggio, che ripeto, mi stava comunque antipatico per come aveva sporcato, oso dire "sodomizzato", quel mio puro sentimento sportivo dell'infanzia.

Volli dare fiducia anche per due questioni di principio. Primo, era una novità e in quanto tale meritava di essere messa alla prova. Secondo, tutti in TV, radio, giornali, gli davano contro con una cattiveria inaudita. Tutti, tranne ovviamente i suoi canali informativi di cui era padrone. Ma forte della mia educazione civica e spirito critico impartito dai buoni maestri, questo non faceva testo: lo consideravo un fisiologico contro-bilanciamento di forze.

Ci sono voluti quasi quindici anni poi per capire che di fisiologia non c'era un bel nulla. Per capire che quel personaggio era un personaggio a tutti gli effetti usato per inscenare guerre ideologiche al pari di élite calcistiche in un campionato di calcio. 

In 20 anni di governi dal 1994 al 2013, come si dimostrò con il fu-M5S, dieci furono di governo di centrodestra e dieci di governo di centrosinistra. Con un'alternanza di una precisione chirurgica per distruggere lo stato di diritto in Italia senza che nessuno se ne accorgesse. A turno inferendo colpi e poi incolpandosi a vicenda in un teatrino meschino lungo vent'anni.

Questo a dimostrazione che Berlusconi fu semplicemente il prescelto a guidare una transizione para-democratica in uno scenario politico italiano demolito dalla fine della Prima Repubblica, e che doveva continuare la cessione di sovranità nazionale a organismi sovranazionali cominciata negli anni 80-90.

Le riforme costituzionali più deleterie in Italia, dall'entrata in zona euro in poi di cui ancora si attende referendum, le ha guidate il centrodestra di Silvio Berlusconi. La prima affossata con un referendum nel 2006. La seconda andata in porto come disegno di legge nel 2010 dell'ultimo Governo Berlusconi e poi ultimata dal famigerato Governo Monti (il vincolo di pareggio di bilancio in Costituzione). 

Sbagliai dunque politicamente a fidarmi di Berlusconi, e la lezione la appresi, come avvenne per quella calcistica, grazie alle dinamiche del quartiere: una politica dal basso che prese forma in un movimento di cittadini (quel fu-M5S).

Politica che abbracciai con la stessa passione con cui si continua a giocare un calcio sano e puro con gli amici di quartiere. Fino a quando anche quel M5S fu travolto da tragedie molto in odore di trattative stato-mafia in tenuta stragista (il Ponte Morandi, a Genova, fa molto pensare).

La cosa interessante è ricordare come il Cavaliere manifestò tutto il proprio odio e ripudio esistenziale oltre che politico verso il M5S tutto (fondatori, portavoce, attivisti...). Interessante e altamente indicativo di come la politica, così come lo sport, siano state condotte come attività di impresa mirate alla supremazia finanziaria e al monopolio ideologico. A riflesso di ciò, proverbiale la sua inclinazione al divismo, all'autocelebrazione parlando di sé in terza persona, alla morbosa ricerca di vittoria in ogni ambito. Ritenendo male assoluto ogni ostacolo al suo ideale di assoluto leader padre-padrone (il grillino della democrazia diretta peggio ancora del comunista, perché rispetto a quest'ultimo non più funzionale alla dialettica capitalistica).

Sul piano umano poi mi ha molto fatto riflettere il suo rapporto con la madre, verso la quale nutriva profondo rispetto e ammirazione. 

Ho notato come certe sue deriva lussuriose al limite dell'illegale siano emerse alla cronaca poco dopo la morte della madre. 

Chissà cosa ne avrebbe pensato Freud in merito questa strana coincidenza di freni inibitori crollati a 72 anni di età, poco dopo la morte del pilastro morale materno visceralmente idolatrato per una vita intera.

L'ho conservato nei decenni questo rotocalco perché testimonianza personale di grandi lezioni di vita. Un manuale di filosofia economica, filosofia politica, tecnica del marketing, psicologia di massa, etica dello sport, morale, e storia italiana.

Ogni tanto nei tanti traslochi l'ho ripreso in mano, e mi ha ricordato le confezioni delle scatole di Lego. Il gioco delle realtà di plastica per eccellenza. Realtà umane statiche sempre uguali a se stesse, dove i personaggi hanno i volti tutti uguali (o almeno così è stato agli esordi), con i sorrisi accennati disegnati tutti uguali. Cambia qualche parrucca, qualche colore, accessorio, ma quelle sagome sono tutte uguali. 

La cosa triste è che aprendola quella rivista, sfogliandola, si ha proprio l'impressione di navigare nella realtà dei Lego.

La cosa terrificante è chiudere gli occhi infine, pensare di uscire da quella visione immaginandosi per strada, nei negozi, negli ambienti di lavoro, nei ristoranti, nelle scuole, nei cinema, e rendersi conto che ovunque le espressioni sono quelle. Quel sorriso di plastica è come quella sua banca: "costruita tutta intorno a te".

Forza Silvio, riposa in pace. Da domani, tu non farai più parlare di te. Magari continueremo a farlo noi, ma lo decideremo noi se farlo o meno. Dipenderà solo da noi e così sarà per ogni cosa. Un po' alla volta stiamo imparando la lezione. Ci informeremo, e dimostreremo di essere grandi.