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Cateno De Luca e la buona fede che si auto assolve (...con le recite?)

16 maggio 2024

Non so se la cattiveria espressa da Cateno De Luca durante la pandemia riesce a compensare tutta l'attuale bontà del suo "mea culpa col senno di poi". Anche perché la farsa "pandemia internazionale" è finita per causa internazionale-Putin, non per causa denunce tra colleghi amministratori sbandierate come alibi. 

Purtroppo, cercando di farmi un giudizio sulla questione, a me puzza il suo malore al comizio. Mi puzza il suo atteggiamento da malessere, mi puzza chi lì accanto sembra mimare un soccorso col sorrisino, mi puzza quell'applauso da quattro mani. 
Una teatralità che supera, a mio parere, quella di un anno fa con l'aggressione a Conte di un fantomatico no-vax.

Oggi i fantomatici no-vax vengono ridicolizzati, da talune cerchie di influencer anti-sistema, come "gli impietosi di Cateno". Le vittime oggi pare quasi dovrebbero abbracciare a tavolino una sindrome di Stoccolma. Un colpo di spugna, una tabula rasa, così, sulla fiducia.

Quasi che i "fuori dall'euro" o i "siamo contro gli obblighi vaccinali" in campagna elettorale di un M5S di turno, poi spariti una volta seduti sull'euro o davanti alle sue lobby, non li avessimo mai sentiti, mai visti, mai sperimentati. Mai vissuti.

Sovranità. Libertà. Pace. 
Può bastare semplicemente dirle in buona fede? Si può poi perdere la faccia in buona fede? 
D'accordo. Va bene. Ma che sia chi la perde poi a decidere che basta chiedere scusa per ripulirla, mi sembra un privilegio autoreferenziato che non promette bene...in chi fa politica.
Almeno richiederlo recitando in modo credibile.