21 luglio 2024
Quando vedo presunti filmati da zone di guerra di presunti genitori straziati esibire corpi senza vita dei presunti figli infanti, piangendoli come fossero bambolotti rotti, palloni sgonfi, da buttare, dico no. Anche no. Non serve. Questa propaganda è ignobile.
Un figlio morto si tratta come una reliquia, e al solo pensiero che sia morto diventa qualcosa di inviolabile, per mani, occhi, orecchi, e ogni altro senso.
Anche perché morto non lo sarà mai nel pensiero di chi lo ha amato, lo amerà per sempre, e inevitabilmente lo ama anche in quel tragicamente insopportabile presente.
Non so quale possa essere lo scopo di simili messaggi. Sensibilizzare a mentalità diverse sul rispetto per la morte? Per la vita? Banalizzare il male trattando un corpo morto come fosse un corpo vivo così come da vivo probabilmente è stato trattato come un morto? Testimoniare la totale depressione, apatia, schizofrenia in cui siamo immersi come società dove guerra e pace sono mistificate tra loro alla stregua di vita e morte?
Non lo so. Ma anche no, non serve questa propaganda ignobile.
Permessi Sposi, capitolo 34.
,,,, [...] Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de'volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento [...] ,,,,