07 agosto 2024
Non saprei dire da quanti anni mi sono accorto che i cubetti di ghiaccio lasciano un residuo sul fondo del bicchiere (passatemi il termine chic da laboratorio biomedico: flocculazioni).
Ho sempre fatto finta di niente perché, osservando con certa attenzione cosa succede nei nostri cieli da decenni, sapere nel dettaglio cosa finisce nell'acqua che beviamo ho preferito far finta di non chiedermelo.
Poi però a un certo punto lo nota tua figlia di otto anni appena, e allora non posso più far finta di niente. Sono otto anni che rispondo a quello che ho la fortuna di capire che mi chiede, non mi posso tirare indietro sull'acqua che beviamo: conosciamo la realtà, coraggio.
Allora esperimento (i bambini a differenza dei grandi non si montano la testa con questo termine) ovvero semplice esperienza ripetibile e riproducibile universalmente.
Prendiamo lo stampo per il ghiaccio, mettiamo a un lato (dx) acqua distillata in due pozzetti. A metà acqua di bottiglia in plastica di una marca, all'altro lato in due pozzetti acqua di altra marca.
Ghiacciamo ed ecco cosa si osserva, che riporto qui poi con mia figlia lo ripeterò perché ho scordato di riempire altri due pozzetti con acqua dell'acquedotto e altri due con a acqua di pozzo.
Le opacità sono cristallizzazioni di sostanze solide (termine per prenderla larga, dai carbonati ai metalli pesanti, dai silicati alle microplastiche): chi più ne ha più ne metta, per differenziare non basta sicuramente l'occhio umano.
Nell'acqua distillata le opacità sono minime, ma ci sono. Acqua demineralizzata al 100% non esiste (coerentemente al fatto che 100% esiste in matematica, ma non in fisica).
Esperienza notevole già quella di comprendere la differenza tra le definizioni umane a parole e la realtà di fatto.
Nell'acqua potabile in bottiglia allo stato solido in questo caso si può notare che le cristallizzazioni per una marca non sono poi così diverse dall'acqua distillata. Mentre nella seconda marca sono ben più evidenti.
Interessante notare che il ghiaccio dove sono più evidenti, si scioglie più lentamente. Altra bella esperienza: più ci sono sostanze sciolte, più il ghiaccio si scioglie lentamente.
Ancora più interessante notare che ad occhio nudo una volta completata la fusione, nell'acqua distillata i cristalli sono invisibili (ma ci sono), nell'acqua ghiacciata apparentemente simile a quella distillata i cristalli sono flocculi puntiformi, nell'altra si compattano.
Come ogni esperimento che si rispetti: conclusioni?
Niente. Con i figli di otto anni non ce ne sono. E' sempre un inizio.
La sfida è e rimane, finché si capiscono, rispondere alle loro domande. Niente come si suol dire "acqua in bocca". Più che mai in questo caso.
Pronostico sulle domande di mia figlia:
"Papà, ma allora facciamo ghiacciare tutta l'acqua che beviamo così poi la sciogliamo, e la beviamo lasciando lì i cristalli!"
Bel casino. Non tanto come soluzione, ma perché il problema non dovrebbe neppure esistere.